
Zaia & C(arrocci)o ne parlano da mesi. Lo scorso luglio il governatore leghista prometteva al proprio elettorato la rinascita della sanità veneta. “Non spendere meno, ma spendere meglio” così debuttò Luca Zaia, sostenendo che «la decisione di creare un nuovo ente denominato Azienda zero risponde alle finalità di unificare e centralizzare le funzioni di programmazione, attuazione sanitaria e socio-sanitaria, nonché di coordinamento e governance del sistema sanitario, riconducendo a esso le attività di gestione tecnico-amministrativa su scala regionale».
Ma cos’è Azienda Zero? Se ne parla da troppo, senza saperne realmente finalità e dinamiche. Secondo quanto dichiarato dal presidente della Regione Veneto, l’Azienda Zero altro non è che un contenitore – o meglio – un unico ente in grado di orchestrare nel migliore dei modi gli acquisti, la formazione del personale, l’accreditamento delle strutture private e il monitoraggio dei costi standard delle Ulss venete. Forte di personale attinto dalle liste di mobilità di Regione, composta da un Collegio sindacale e guidata da un direttore generale nominato dal governatore per un mandato non superiore ai cinque anni e a sua volta incaricato di scegliere direttore sanitario e amministrativo più lo stesso Collegio sindacale, l’Azienda Zero assumerà il “comando” del settore. E quindi si occuperà della programmazione finanziaria; determinerà gli obiettivi dei dg; stabilirà le politiche relative a investimenti, acquisti (centralizzati), risorse umane e tecnologiche; definirà e monitorerà i costi standard; istituirà l’Ufficio relazioni col pubblico; gestirà i flussi informativi e il controllo interno alle Ulss, ne coordinerà gli uffici legali e ne disegnerà gli indirizzi in materia contabile. Inoltre si occuperà della Gestione sanitaria accentrata, cioè la quota del Fondo sanitario che ogni anno la Regione non distribuisce alle aziende ma tiene da parte per risanare il bilancio consultivo complessivo; gestirà i flussi di cassa per garantire il fabbisogno e redigerà il bilancio consolidato preventivo e consultivo del Sistema sanitario regionale.
Quindi, a rigor di logica, la costituzione di quest’azienda unica permetterebbe di semplificare l’attività organizzativa delle Ulss sul territorio, consentendo loro di focalizzarsi solamente sulle prestazioni e sui servizi offerti ai cittadini. Ma non ne sono tutti convinti, anzi. Preannunciata come la rivoluzione epocale per la sanità veneta, Azienda Zero ha avuto un incipit a dir poco turbolento. A remar contro la riforma ci pensa la minoranza piddina che, col sostegno delle forze pentastellate, ha più volte messo in discussione il progetto leghista.
Apre sui social il presidente della Regione: «Ho tenuto fede all’impegno con gli elettori di ridurre il numero delle Ulss. Già nel 2010 avevo proposto di costituire una sola unità per provincia e ora, a scadenza di mandato dei 23 direttori generali in carica, ho ritenuto doveroso assumere la responsabilità di questa scelta, nominando sette direttori generali provinciali per 5 anni e dando il via alla riforma della governance della sanità veneta. L’Azienda Zero? Il suo varo è una priorità, poi andremo ad aggiornare insieme il piano sociosanitario».
E se da un lato Zaia continua imperterrito per la propria strada, dall’altro la strana accoppiata Moretti-Berti manifesta la propria perplessità sia su alcune sfaccettature del progetto di legge e sia sull’atteggiamento del governatore su un tema così delicato. «Il destino della sanità non può rimanere nelle sole mani di Zaia. Rimaniamo perplessi e preoccupati per l’atteggiamento di passività e silenzio che è venuto da larga parte dell’assemblea: è uno scenario inaccettabile». E rincara la capogruppo dem: «Sono favorevole alla riduzione della Ulss, è necessario e doveroso; ma quello che ha fatto Zaia con le nomine dei direttori generali e il commissariamento delle altre aziende a fine anno non è scritto in nessuna legge».
Su Azienda Zero anche il segretario nazionale di “Fare!”. Flavio Tosi è stato chiaro: «No all’azienda zero. Il pericolo è quello di fare una rivoluzione dove non serve. In altri modelli sanitari essa andrebbe bene per imporre una sanità efficiente in territori dove c’è una disorganizzazione assoluta. Ma in un modello socio sanitario come il nostro dove c’è un sistema che funziona e dove ci sono costi molto bassi non ha senso. Quello che si potrebbe fare è fissare, a livello nazionale, dei costi standard». In altre parole, il sindaco di Verona suggerisce di trovare un modo affinché uno stetoscopio, una visita o un servizio sanitario abbiano lo stesso prezzo in tutt’Italia, da Trento a Palermo.
Nonostante le voci contrarie e il momentaneo stallo, Azienda Zero nascerà presumibilmente entro giugno con l’approvazione del progetto di legge del presidente della Regione e nella seconda parte dell’anno si parlerà del piano socio sanitario 2016-2022. Nel frattempo a rimboccarsi le maniche sono i sette direttori generali confermati sull’intelaiatura delle 21 Ulss ancora esistenti, con il compito di commissariare quelle destinate alla fusione. Mille i dubbi e le domande sul futuro, un’unica certezza: che si voglia o no, oramai la rivoluzione sembra essere alle porte.