Piango per chi si sbatte sempre tanto senza ottenere niente. Piango per chi è solo e non meriterebbe di esserlo, per chi crede di non esserlo e invece lo è. Piango per questa società vuota che si accontenta delle impressioni senza mai andare a vedere cosa c’è dietro. Piango per chi, persa ogni speranza, accetta di accontentarsi delle illusioni.
Piango per il bambino che guarda in silenzio i genitori litigare. Piango per il giovane che spreca i suoi anni migliori rincorrendo il nulla. Piango per il padre di famiglia che famiglia non ha più. Piango per l’anziano abbandonato a se stesso. Piango per la ragazza madre costretta a crescere un figlio da sola, tra gli sguardi indignati di chi la circonda.
Piango l’operaio umiliato dal proprio datore di lavoro, costretto a tacere per non perdere il posto. Piango il carabiniere travolto da un’auto in fuga per millecinquecento euro al mese. Piango per l’immigrato sfruttato, l’impiegato licenziato, l’imprenditore fallito e impiccato. Piango per la prostituta infreddolita lungo la strada, per le false promesse a cui ha creduto, per la vita che le hanno portato via.
Per questo, oggi, io piango.
Davide Permunian