Restiamo umani. Basta alle bombe su Gaza

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(Foto: pdscandicci.it)

Dalla mezzanotte di domenica 10 Agosto è in vigore, nella Striscia di Gaza, la tregua concordata tra Israele e Hamas, che durerà fino alle 21 di oggi, mercoledì 13 Agosto. Nel frattempo, Al Cairo, ricominciano i colloqui tra la delegazione israeliana e palestinese, dopo il fallimento del precedente incontro dell’ 8 Agosto. Entrambe le parti non si riconoscono quali legittimi interlocutori, per questa ragione i colloqui avvengono con la mediazione egiziana.
La delegazione palestinese richiede la fine dell’embargo israeliano a Gaza, un finanziamento internazionale per la ricostruzione e la riapertura delle frontiere. Dall’altra parte, il governo israeliano chiede il disarmo di Hamas e delle altre organizzazioni di resistenza nella Striscia. Finora sembra che si sia giunti ad un compromesso nell’attenuazione dell’embargo israeliano: si dovrebbero garantire più acque territoriali disponibili per i pescatori gazawi, “salari” per i civili di Hamas consegnati dall’Autorità Nazionale Palestinese, la quale ha assunto il compito di controllare il varco di frontiera con l’Egitto (con l’obiettivo di ottenere l’apertura permanente). Si dovrebbe ottenere, inoltre, l’apertura ad un maggior flusso di persone e beni ai valichi di frontiera.
Una fine positiva, per questi accordi, è improbabile, i palestinesi si dicono insoddisfatti. Come contraddirli? Queste sono solo aperture limitate. Come si può pretendere che un popolo, da anni oppresso, vittima di un genocidio vero e proprio, accetti questi “miglioramenti”? La libertà del popolo palestinese non viene tenuta in considerazione negli accordi.
L’8 Agosto la delegazione israeliana aveva lasciato Il Cairo e interrotto gli accordi con quella palestinese, alla notizia di due soldati israeliani uccisi e di uno rapito. In quel caso l’intervento di Obama è stato rapido. “Hamas è responsabile per la fine del cessate il fuoco”, ha commentato il Presidente americano, chiedendo poi a Israele tutto l’impegno possibile per evitare la morte dei civili palestinesi.
Leggo troppa ipocrisia in questa dichiarazione. Si chiede allo Stato di Israele semplicemente di “moderarsi”, quando questo sta compiendo un vero e proprio genocidio. Noi stiamo a guardare, tutto il mondo rimane immobile a guardare. Le continue manifestazioni pro Gaza, che si stanno svolgendo in tutti i paesi del mondo, non smuovono i governanti. I giornali riferiscono, in questi giorni, che “la tregua regge”. Non appare però la notizia che la marina militare, martedì, ha aperto il fuoco contro i pescatori palestinesi che si trovavano a 1,2 miglia circa dalla costa di Rafah (a sud della Striscia).
Nel quartiere di Shujaiyya, a Gaza. (Roberto Schmidt, Afp)

Il mondo tace. I giudizi su Israele sono lievi. Israele, che finora ha causato la morte di circa 2000 civili palestinesi, tra cui quasi 500 bambini e 300 donne. Questi non sono solo numeri, sono persone con un nome, una storia, una famiglia. Vite spezzate nell’indifferenza del mondo. E smettiamola di credere e di fingere che l’unico scopo di Israele sia di scovare i tunnel di Hamas. Le vite spezzate di quei bambini che giocavano in spiaggia, non sono errori militari. La distruzione delle Università, degli ospedali e di altre infrastrutture sanitarie, non possono essere errori. La lista è infinita per credere che lo siano e per accontentarsi delle scuse e delle giustificazioni di Israele.
Come si può credere che, bombardando edifici in una delle strisce di terra più popolate del pianeta, non si provochino inevitabilmente migliaia di morti civili? Sono “complicazioni” volute, cercate da Israele.
Persino la distruzione della scuola ONU, nel campo rifugiati di Jabaliya, non ha suscitato un’azione concreta. Il Consiglio per i diritti umani dell’ONU, ha richiesto la formazione di una Commissione d’inchiesta sui crimini commessi dallo Stato Israeliano. 29 sono stati i voti a favore, unico voto contrario quello degli Stati Uniti, 17 gli astenuti. L’Italia compare tra questi ultimi.
La nostra cara Repubblica, che ripudia la guerra sulla carta, si fa complice di tali violenze. D’altronde non scordiamoci che, tra i paesi UE, il nostro è il maggior fornitore di sistemi militari a Israele. Non scordiamoci che l’Italia permette sul suo territorio, in Sardegna, le esercitazioni dei caccia israeliani. Violando la legge 185, che vieta la vendita di sistemi d’arma italiani a paesi in conflitto e/o che sono causa di violazione dei diritti umani, l’Italia si fa corresponsabile di un genocidio.
Fonte immagine: ttp://casa-africa.blogspot.it
Fonte immagine: casa-africa.blogspot.it

Per quanto cruda sia questa parola, non fingiamo a noi stessi. Non mentiamo equiparando le due forze contrapposte. Stiamo assistendo all’Olocausto palestinese. Non facciamoci manipolare dall’informazione che si tiene salda al principio di auto-vittimizzazione israeliano. La Shoa viene usata come strumento, come giustificazione per opprimere un popolo. Israele è diventato la riproposizione di quello che fu il suo aguzzino nazista, l’immagine stessa di quelli che erano i suoi peggiori incubi. Gridiamo allo Stato Israeliano che non ci convincerà “a mangiare il pasticcio putrefatto di carne umana” che ci sta offrendo ogni giorno. (1) Non si può ritenere ogni forma di difesa palestinese un atto terroristico. Non si può equiparare una delle maggiori potenze militari al mondo, ad un popolo che da anni è costretto a vivere in una prigione a cielo aperto, bloccato via mare e via terra, senza alcuna via di fuga e che continua a veder crescere il numero di morti.
Fortunatamente vi sono anche Israeliani che si oppongono a tale scempio. Questi preferiscono il carcere, rifiutandosi di prestare servizio militare, piuttosto che contribuire a tale massacro. Purtroppo sono ancora pochi Purtroppo la situazione non vede miglioramenti. Così come purtroppo, sull’altro fonte, organizzazioni politiche, religiose e militari sono disposte ad anteporre la propria auto-legittimazione alla sicurezza e alla vita stessa dei loro connazionali.
Che cosa ci aspettiamo da questa tregua? La fine di un conflitto che si protrae da decenni? Non illudiamo noi stessi. Aveva ragione Platone nel dire che “solo i morti hanno visto la fine della guerra”. Per quanto lo auspichi, non credo che questo conflitto avrà mai fine. Si sta generando odio su odio. Si sono spezzate troppe vite, troppi futuri. Molti bambini cresceranno senza fratelli, senza madri e padri, senza famiglia. Troppi genitori hanno assistito alla morte ingiustificata dei figli. L’odio non può che crescere nei loro cuori. Si è aperto un vortice di cui purtroppo non vedo la fine, e tutti noi ne siamo complici.
Palestinesi in preghiera vicino a una moschea distrutta dai bombardamenti israeliani, a Gaza. (Khalil Hamra, Ap/Lapresse)

Dobbiamo guardare con ammirazione e ringraziare coloro, dai membri di Emergency, Medici Senza Frontiere e i volontari di tutto il mondo, che non si nascondono dietro a semplici parole, ma portano un aiuto concreto al popolo palestinese, anche mettendo a rischio le proprie vite. Eroi. Esempi da seguire.
Spero che un giorno “l’essere umano possa conoscere a fondo il significato di tale parola”(2). Unica condizione perché possano avere fine e non verificarsi più simili atrocità.
Termino citando Vittorio Arrigoni, giornalista e attivista italiano per i diritti umani ucciso, nel 2011, a Gaza da un gruppo di terroristi islamici. “Qualcuno fermi questo incubo. Rimanere immobili in silenzio significa sostenere un genocidio in corso. Urlate la vostra indignazione, in ogni capitale del mondo “civile”, in ogni città, in ogni piazza, sovrastate le nostre urla di dolore e terrore. C’è una parte di umanità che sta morendo in pietoso ascolto. RESTIAMO UMANI.”
(1) Hugo Ball, Dadaista, 1917
(2) Adattamento dal necrologio di Moni Ovadia per Vittorio Arrigoni : “un essere umano che conosceva il significato di questa parola”
Link utili per tenersi aggiornati:  
https://www.facebook.com/pages/Vittorio-Arrigoni/290463280451?ref=ts&fref=ts                            
http://nena-news.it/
Micol Simonato