Pronti, ripartenza, via: ecco come la Bassa Padovana può tornare a vivere

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(Una vista dei vigneti sui Colli Euganei. Fonte foto: www.bassapadovana.com)
(Una vista dei vigneti sui Colli Euganei. Fonte foto: www.bassapadovana.com)

Leggevo qualche giorno fa, sul gruppo Facebook “Este Padova Italy“, la piazza social della cittadina, un post di un ragazzo che in maniera abbastanza innocente chiedeva: «Ma qui a Este un persona di 30 anni che può fare? Idee?». Domanda da un milione di euro. Avesse chiesto «Perché oggi vanno di moda i risvoltini ai pantaloni?», forse avrei trovato meno difficoltà nella risposta. Come dargli torto: le occasioni di svago nella Bassa Padovana per giovani e over sono onestamente poche, soprattutto d’inverno. Spesso l’unica alternativa è rinchiudersi in qualche bar a chiacchierare. I più fortunati salgono in auto e fuggono verso lidi più invitanti come Padova e gli altri capoluoghi veneti e non.

D’accordo: è innegabile che i centri storici – Montagnana, Monselice, Conselve, la già citata Este, per non parlare dei paesi più piccoli – continuino a soffrire terribilmente la crisi economica scoppiata nel 2008, che ha portato tante attività a chiudere i battenti e i vari Comuni a stringere la cinghia nelle spese. Ma qui pare manchino proprio le idee e il coraggio. Per invertire la tendenza serve in primis un cambio di mentalità: gli eventi non devono più essere visti come un buco nero che inghiotte fondi ed energie senza più restituirli, ma come lo strumento per far ripartire l’economia del territorio.

Un territorio ricchissimo di opportunità. Ci sono tre città murate, Este, Monselice e Montagnana, perle uniche e pregne di storia. Ci sono i Colli Euganei, con i loro paesaggi, i loro sentieri, i loro percorsi enogastronomici. Ci sono le terme di Abano, Montegrotto, Battaglia, Galzignano. Ci sono le principali città venete – Padova, Venezia, Verona, Vicenza – al massimo a un’ora di auto o di treno. C’è Arquà Petrarca, splendido borghetto medievale ancora intatto, in cui spirò il poeta Francesco. E la lista potrebbe allungarsi di centinaia di righe ancora. Ciò che manca, invece, è un orizzonte comune di valorizzazione di tutto questo. Un filo rosso che leghi tutte le amministrazioni, oltre i colori e le appartenenze politiche, da sempre scoglio insormontabile di una Bassa ancorata al concetto di difesa dell’orticello.

Il concetto è relativamente semplice: eventi di grande portata possono attirare folle di curiosi da tutta la Regione e anche oltre, le sagre della sopressa – con tutto il rispetto per questo affettato, che a me piace tantissimo – o le feste della birra, no. Per sostenere impegni logistici ed economici del genere i Comuni devono però fare fronte comune e lavorare in modo associato. Alcuni già lo fanno: è il caso di 4-Ever Green, un progetto messo in piedi da quattro Comuni medio-piccoli – Solesino, Stanghella, Sant’Elena e Granze – orientato alla messa in rete di strategie di rigenerazione del centro. È un primo passo, ma è necessario che questa volontà si allarghi a più enti possibili. È dunque necessario organizzare eventi appetibili per un grosso numero di persone, in modo da aumentare l’indotto complessivo del territorio e spostare il focus economico della zona dal settore industriale – ancora sotto shock per la chiusura degli cementifici e non solo, destinato comunque a un tracollo irreversibile – al terziario, ai servizi, al turismo.

Per farlo occorre preparare itinerari culturali e turistici che portino gli utenti a restare più giorni nel territorio. Servono eventi sportivi, festival del cinema, della musica, della letteratura: alternative buone anche per chi è del posto, come il ragazzo di cui si è parlato all’inizio e per altre centinaia come lui. Qualche tempo fa avevamo lanciato la proposta di portare nella Bassa la Fiera delle Parole ripudiata dal sindaco di Padova Massimo Bitonci; in tanti amministratori locali avevano risposto al nostro appello, ma di mosse concrete nemmeno l’ombra. Un esito positivo di questa “riconversione culturale“, insomma, garantirebbe una nuova vita al territorio: la crisi viaggia a spirale, ma anche la ripresa fa altrettanto. Troppo idealismo? Forse. Di certo qualcosa bisogna fare. E restare immobili non cambierà lo stato delle cose.

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(Le mura di Montagnana. Fonte foto: www.bassapadovana.com)