
Sono oltre 4o i chilogrammi di esplosivo, ad alto potenziale, sequestrati nel Piovese. In manette l’imprenditore edile, incensurato, Stefano Sambin (41 anni, di Arzerello) e il complice Silvio Baldan (51enne di Camponogara). Accusati di estrarre del potente esplosivo da ordigni inesplosi della prima guerra mondiale per poi rivenderlo alla criminalità organizzata, i due sono stati arrestati, tra il 27 e il 28 febbraio, per detenzione illegale di esplosivi, ordigni bellici e munizionamento.
L’operazione, condotta tra la provincia di Venezia e Padova dalla compagnia di Carabinieri di Piove di Sacco, ha portato alla luce un vero e proprio circolo di scambi di sostanze detonanti. L’indagine ha avuto inizio con la denuncia a carico di tre uomini per concorso di detenzione illegale di esplosivo nel comune di Pontelongo dove, mediante la perquisizione nel mattino del 27 febbraio, le forze dell’ordine hanno ampliato l’inchiesta.
Scavando nell’attività abusiva del contrabbando, i Carabinieri della locale sono risaliti a Sambin, ritenuto il “tecnico” della gestione degli ordigni. Perquisita l’abitazione, sita ad Arzerello, del “boss del contrabbando”, i militari hanno ritrovato, all’interno di un container, un ricco bottino: 11,36 kg di ecrasite (materiale esplodente usato per il confezionamento di ordigni da guerra), un detonatore di produzione artigianale, due proietti da cannone da 149 mm e da 100 mm, due granate (una delle quali tuttora offensiva), due baionette e 57 cartucce di vario genere sempre della prima guerra mondiale.
In un secondo momento le indagini hanno virato verso il complice di Sambin, Silvio Baldan. Dipendente di una ditta di Camponogara che si occupa dell’ individuazione, prelevamento e recupero di ordigni da guerra, Baldan è stato trovato in possesso di un proietto da cannone risalente al primo conflitto mondiale dal peso di 37,60 kg e tuttora attivo. L‘inchiesta, regolata dai pm Daniela Randolo e Giorgio Gava, avanza per accertare la provenienza dei congegni e per chiarire la destinazione dell’ingente volume di materiale esplosivo. Esclusa l’ipotesi di un attacco terroristico, si presume che le sostanze ritrovate fossero designate al mercato clandestino, da impiegare negli assalti a sportelli bancomat o a furgoni portavalori.