Non solo Charlie: l’estremismo islamico fa strage anche in Nigeria

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Foto: spondasud.it
Foto: spondasud.it

Non c’è solo l’Occidente nel mirino dell’estremismo islamico. Mentre la Francia cerca faticosamente di superare il trauma per tornare alla normalità, dall’altra parte del mondo l’orrore non cessa di manifestarsi in forma se possibile ancora peggiore. In Nigeria, infatti, sabato una ragazzina di 10 anni è stata fatta saltare in aria in un mercato, uccidendo almeno 20 persone e ferendone 18. L’attacco, che ufficialmente non è ancora stato rivendicato, viene ricondotto al gruppo jihadista Boko Haram. 

La piccola, imbottita di esplosivo, era stata fermata da due agenti, che però non hanno avuto il tempo di fare nulla. L’esplosione, azionata a distanza con un telecomando, li ha dilaniati, lasciando sul terreno sangue e cadaveri mutilati. Erano le 12.30, ora di punta, il mercato di Maiduguri, città dello Stato di Borno, era molto affollato. Una strage. Tra le vittime anche la ragazzina. La parte superiore del suo corpo è stata ritrovata a 50 metri di distanza dall’altra. 

Non è la prima donna che, inconsapevole o costretta, viene utilizzata come arma dai miliziani di Boko Haram. E la sensazione è che non sarà neppure l’ultima. Una ferocia che appare difficile anche solo da immaginare, eppure esiste, e da anni terrorizza la Nigeria. Boko Haram, espressione che letteralmente significa “l’educazione occidentale è peccato”, è un’organizzazione nata nel 2001 con l’obiettivo di imporre nel Borno la Sharia, la legge islamica. Ha reclutato migliaia di seguaci tra i giovani disoccupati, facendo leva sulla povertà diffusa e sulla corruzione della classe politica. Si è resa tristemente famosa nell’ambito delle violenze religiose che nel 2009 hanno sconvolto il Paese, e da allora ha organizzato una serie impressionante di massacri, sequestri, attentati. Una violenza efferata che, a poco più di un mese dalle elezioni presidenziali e legislative, si sta drasticamente intensificando, con l’obiettivo di destabilizzare la Nigeria e spostare così gli equilibri del voto.

Davide Permunian