“Se propongono il matrimonio gay, ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate e denunciandolo all’opinione pubblica.”
Risalgono a pochi giorni fa le parole del vicepremier Angelino Alfano che minaccia di far cadere il governo se il PD proporrà una legge a favore delle nozze omosessuali, il Leader del Nuovo Centrodestra aveva già frenato Renzi sulla possibilità di inserire le unioni civili nel patto di coalizione.
Le unioni civili e i matrimoni omosessuali sono questioni da molto discusse e per le quali non si è ancora giunti ad un punto di svolta, l’Italia è infatti uno dei pochi paesi in Europa a non aver ancora promulgato una legge che tuteli le cosidette “coppie di fatto” eterosessuali o omossessuali che siano. Molte proposte sono state avanzate, la prima risale addirittura al 1986, ma da quell’ anno ad oggi ben poco è cambiato. Per quanto riguarda i matrimoni gay, nel nostro “Bel Paese”, sono impossibilitati dalla direttiva riguardante il diritto di famiglia, secondo cui, queste unioni non rientrano nei principi del nostro orientamento. La sopracitata normativa comprende al suo interno l’articolo 29 nel quale si dice: ” La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.
Come chiaramente si può dedurre, la Costituzione non fa nessun riferimento al fatto che il matrimonio debba attuarsi solo tra persone di sesso diverso. Certamente, la concezione tradizionale di matrimonio è quella tra uomo e donna, posizione del tutto legittima, ma in moli paesi del mondo tra cui i nostri vicini Spagna e Francia, l’ istituto matrimoniale è stato esteso anche alle coppie omosessuali. In quest’ analisi non si può tralasciare la posizione sostenuta dalla Chiesa, nei confronti della quale lo Stato italiano assume una posizione che poco si discosta dalla sudditanza. L’ambiente clericale si batte affinchè solo le coppie eterosessuali possano unirsi nel sacro vincolo del matrimonio e secondo il cardinale bolognese Caffarra il percorso che l’Italia vuole compiere conduce ad una conclusione:” ritenere che coniugalità sia un termine vuoto di senso, al quale il consenso sociale puo’ dare il significato che decide, e’ la devastazione del tessuto fondamentale del sociale umano: la genealogia della persona”. Troppo spesso ci si scorda che l’Italia è uno stato laico e che compito delle istituzioni politiche è di vigiliare sulle leggi democraticamente approvate e non servirsi delle idee religiose per bloccare provvedimenti che garantirebbero i diritti fondamentali degli uomini.
E a tal proposito, una bella lezione di laicità giunge dalla Francia che lo scorso anno ha legalizzato i matrimoni gay. È il 14° Paese europeo ad aver promulgato una legge a favore delle nozze omosessuali. La legge è stata accolta non senza difficoltà tra i fischi del partito di opposizione di Centrodestra, le proteste di una parte dei cittadini francesi e degli ambienti religiosi. A queste resistenze hanno contribuito anche alcuni primi cittadini francesi i quali si sono appellati alla Corte Costituzionale chiedendo di poter rivedere la legge, ma questa ultima ha rigettato la richiesta e ha dato definitivamente il “via” alle nozze gay. Inoltre, in Francia, già dal 1999 esiste uno strumento per regolare le unioni fra persone dello stesso o diverso sesso che non intendono sposarsi, si tratta del Pacte civil de solidarité .
In questo breve confronto tra Italia e Francia emerge l’arretratezza storico-culturale in cui viviamo. L’ incapacità delle istituzioni di camminare con le proprio gambe, lasciando da parte i dogmi del Vaticano, sta producendo una stasi dei diritti civili e umani. Gran parte dell’ Europa ha intrapreso questo percorso, e forse, con il consueto ritardo che caratterizza l’Italia, prima o poi ci arriveremo anche noi. Forse. Voi che dite?
Eleonora Zerbetto