Mafia Capitale, lo scandalo arriva anche a Limena

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Riccardo Mancini con Gianni Alemanno, ex sindaco di Roma. Immagine: www.riverflash.it

Lo scandalo mafioso che ha travolto la Capitale sembra avere radici ben più profonde ed estese di quelle ipotizzate. Infatti, su ordine del Tribunale di Roma, sono state bloccate le quote di due società site a Limena (PD) riconducibili a Riccardo Mancini, 56 anni, uno dei protagonisti di questa triste vicenda e ex amministratore delegato di EUR, ente pubblico partecipato dal Comune di Roma che si occupa della gestione di mobili e immobili all’interno del quartiere romano dell’EUR.

Soprannominato “er porcone”, Mancini è ora in carcere con l’accusa di associazione di tipo mafioso. Dalle indagini è emerso che questi percepiva uno stipendio pulito da manager di 185.000 euro, da sommare ad un secondo lauto “stipendio” elargito da Massimo Carminati, capo dell’organizzazione Mafia Capitale, come compenso per le agevolazioni ricevute nell’espletamento delle proprie azioni illegittime, riconducibili quasi tutte al pilotaggio di appalti e finanziamenti pubblici, possibili grazie a un inestricabile groviglio di legami che annodava politici corrotti, organizzazioni mafiose, manager pubblici.

Secondo l’accusa Mancini, attraverso il figlio Giovanni Maria, legale rappresentante e socio unico della Società Generale Rifiuti srl con sede a Roma, detiene il 40 per cento della Terni Scarl, società con sede a Limena specializzata nel trattamento dei rifiuti e la cui attività è cessata circa un mese fa, e il 10 per cento della Bellolampo Scarl, società consortile con sede sempre a Limena, nella stessa via e allo stesso numero civico, e ha come oggetto sociale la progettazione e l’esecuzione dei lavori per la realizzazione di un impianto per il trattamento dei rifiuti urbani da realizzare in contrada Bellolampo nel Comune di Palermo.

In sintesi le due società di Limena entrano nel portafoglio di Società Generale Rifiuti Srl, con sede a Roma, il cui presidente e socio unico è Giovanni Maria Mancini, figlio di Riccardo. Una di queste due società, la Bellolampo Scarl, risulta essere di proprietà di più imprese, tra cui Intercantieri Vittadello Spa, con sede a Limena, Torricelli Srl con sede a Forlì e Loto Impianti Srl con sede a Siracusa. Mancini quindi, grazie al figlio, sarebbe riuscito ad accaparrarsi l’appalto di cantieri nel settore del trattamento dei rifiuti.

Dopo questi primi accertamenti gli inquirenti lavoreranno per verificare la fondatezza delle accuse e, se queste dovessero rivelarsi vere, non si può far altro che constatare come l’infiltrazione di organizzazioni criminali sia un fatto purtroppo reale e concreto nel nostro territorio, un cancro da debellare e estirpare con tutta la nostra forza per impedire che si appropri del coraggio e della speranza di chi crede e investe ancora in questo Paese.

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