Ma lo Stato dov’è stato?

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923427_532627236835884_747602147_nNon è facile, con l’aria carica di tensione che si respira in questi giorni in tutta la Bassa Padovana, sedersi davanti a un computer e scrivere un pezzo per il numero settimanale del proprio magazine. La sessione d’esami è iniziata ma la testa non è sui libri. Sei preoccupato per il canale che rischia di esondare a una decina di metri da casa tua e sai che puoi far poco, se non aspettare e pregare. Passi per i ponti del centro e ti chiedi se riusciranno a reggere a tutta quest’acqua. Sei anche eccitato, perché è un evento inedito, perché lo stai vivendo in prima persona, perché hai sempre sognato di fare il reporter e forse per la prima volta sei dentro la notizia, sei tu a raccontare agli altri ciò che accade, a tenerli aggiornati. Incontri la gente e ne condividi l’inquietudine, l’ansia, il senso di impotenza. Dai informazioni cercando di distinguere i fatti dalle opinioni, i dati reali dal puro allarmismo: non è così semplice, ve l’assicuro, quando si è nel bel mezzo di un’emergenza. E poi torni a fissare quella massa sporca che scorre sotto di te e che sembra non dover finire mai. Come se guardarla bastasse a fermare la minaccia e ad esorcizzare la paura.

Sforzarsi di trovare qualcosa di positivo in una situazione di per sé molto negativa è un esercizio faticoso ma estremamente utile. Lo spirito di collaborazione e i sentimenti di solidarietà che fioriscono in questi casi hanno del meraviglioso, dalla parola di incoraggiamento all’impegno di chi monitora gli argini e assiste gli sfollati, passando per lo scambio di messaggi utili attraverso il web e i Social Network. Nei momenti di crisi spesso gli Italiani riescono a dare il meglio di sé e scoprono risorse che nemmeno lontanamente immaginavano di avere. Non altrettanto si può dire, invece, di uno Stato che anziché prendersi cura del proprio territorio lascia l’89% dei Comuni (compresi 6.250 scuole e 550 ospedali) in balia del dissesto idrogeologico.

Davide Permunian