IL FATTO – Correva il giorno 7 gennaio 2014 e il presidente della commissione parlamentare per i diritti umani, il senatore del Pd Luigi Manconi, presentava un disegno di legge a favore della depenalizzazione della coltivazione di marijuana, scatenando il dibattito mediatico. A sorpresa l’assessore all’agricoltura della Lombardia, il leghista Gianni Fava, ha appoggiato la proposta del collega, twittando un laconico “Credo valga la pena cominciare a parlarne seriamente. Il proibizionismo ha fallito“, da cui hanno preso le distanze altri esponenti del Carroccio, su tutti il segretario Salvini e il presidente della Regione Lombardia, Maroni (che aveva ritwittato il commento di Fava, attribuendo poi l’errore a un collaboratore). Notizia di ieri, invece, l’approvazione da parte del Consiglio comunale della Città di Torino di un ordine del giorno di Sel che chiedeva alla giunta comunale di “attivarsi presso il governo per superare l’impianto proibizionistico e dare il via alla legalizzazione della produzione e della distribuzione della cannabis”. Una “prima volta” storica.
LA PROPOSTA – Il ddl di Manconi prevede la legalizzazione della coltivazione di marijuana per uso personale, la legalizzazione della cessione di piccoli quantitativi dei derivati finalizzati all’immediato consumo personale e il ripristino della distinzione tra droghe pesanti e leggere. Distinzione abolita con la legge Fini-Giovanardi del 2006, che non vede differenze tra consumo di hashish, marijuana, cocaina ed eroina. In caso di approvazione del ddl presentato dal senatore Pd, i consumatori di droghe leggere sarebbero soggetti alla riduzione delle pene e alla completa cancellazione delle sanzioni amministrative.
LA NORMATIVA VIGENTE – In Italia la cannabis è illegale, ma depenalizzata per uso personale. La legge Fini-Giovanardi fissa i limiti di quanto può essere identificato “per uso personale” in 5 grammi di sostanza lorda: oltre ci sono gli estremi per lo spaccio e per la sanzione penale, ma questo in genere non basta e devono essere analizzati altri parametri.
I NUMERI – Al momento, quindi, il nostro Paese è altamente proibizionista nei confronti dell’uso di marijuana e affini. Eppure uno studio delle Nazioni Unite mostra l’Italia al secondo posto nella classifica dei Paesi con il più elevato consumo di cannabis al mondo. Un sondaggio dell’anno scorso rivelava che più del 20% della popolazione ha fatto uso di marijuana; la percentuale saliva fino al 27% nei giovani tra i 17 e 18 anni. E il 16-17% di questi ammetteva di averne fatto uso nell’ultimo mese. Insomma, un mercato vastissimo, oro colato per la criminalità organizzata.
E GLI ALTRI? – Anche la Commissione globale sulla politica delle droghe, nel 2011, divulgò un documento in cui veniva evidenziata la necessità di sperimentare modelli di legalizzazione che colpissero la criminalità organizzata, salvaguardando la salute dei cittadini. L’uso di cannabis è legale in Uruguay, in Corea del Nord, in alcuni Stati Usa (Colorado e Washington), depenalizzato (che non significa legalizzata, attenzione) in Repubblica Ceca e Portogallo, tollerato in Olanda e in Spagna, consentito per scopi terapeutici in Belgio, Canada, Germania, Israele, Svizzera e in diversi Stati Usa.
PRO & CONTRO – Semplificando un po’ la questione, vediamo i principali pro e contro della legalizzazione della coltivazione, produzione e uso di cannabis.
Pro:
- la politica proibizionista ha portato all’ampliamento del mercato e alla crescita del numero di consumatori, alla carcerizzazione di massa e a sofferenze sociali
- il proibizionismo è oro colato per i narcotrafficanti, che fanno dell’illegalità la loro unica fonte di lavoro. Si infliggerebbe un duro colpo alla criminalità organizzata
- verrebbe scarcerato chi è dietro le sbarre per fatti di lieve entità. Svuotando le carceri, si risparmierebbe denaro per la loro manutenzione e gestione e per lo svolgimento di processi giudiziari
- lo Stato avrebbe introiti fiscali altissimi (si parla di 7-10 miliardi di euro)
Contro:
- danni all’apparato respiratorio e al sistema immunitario
- tachicardie e mal di testa
- depressione, schizofrenia e altri disturbi psicotici
- danni alla memoria
- aumento delle spese mediche e per l’educazione al consumo responsabile
Dopo gli ultimi avvenimenti la strada verso la legalizzazione appare sempre più in discesa. Si può essere d’accordo o meno, ma va sottolineato, come ricordato dal giornalista Federico Varese nel suo articolo “Marijuana, per gli italiani la legalizzazione è nei costumi“, apparso nella versione digitale de “La Stampa” in data 09/01/2014, che “qualsiasi manuale di sociologia dello Stato spiega che l’apparato di leggi che governano una società deve corrispondere ai comportamenti individuali più diffusi“. Al momento, uno di questi “comportamenti individuali più diffusi” non solo non è consentito dalla legge italiana, ma è addirittura punito penalmente. Fare uso di cannabis è frutto di una scelta: il compito dello Stato è educare, non criminalizzare.
Giacomo Visentin
La cronologia del dibattitto e’ un po’ diversa. Prima esce un articolo su La Stampa “Marijuana, il Colorado innesca la valanga anti-proibizionista”, il 6/I (http://www.lastampa.it/2014/01/06/esteri/marijuana-il-colorado-innesca-la-valanga-antiproibizionista-P2fKUpBNuj3ILm0FZTljMI/pagina.html). Questo articolo viene re-twettato da Fava lo stesso giorno. Il giorno dopo Manconi annuncia un disegno di legge. Quindi “il dibattito mediatico” e’ partito in modo diverso. Per la cronaca….
E’ notizia di oggi che la proposta Manconi e’ stata affossata …
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