
«Arriva la tassa sui condizionatori, batosta da 200 euro a famiglia» hanno titolato oggi molti quotidiani online, da “Libero” a “Quotidiano Nazionale”, da “Il Giornale” a “Leggo”. Tutto è partito da una nota di Federconsumatori e Adusbef, in cui le due associazioni a difesa di consumatori come l’esecutivo sia arrivato «a tassare anche l’aria», stimando in circa 200 euro a nucleo familiare il costo della direttiva europea sulle immissioni di anidride carbonica che introduce controlli quadriennali per i condizionatori con potenza superiore ai 12 kilowatt, obbliga i proprietari a possedere un libretto di impianto ed equipara gli impianti di climatizzazione a quelli di riscaldamento.
Ma la “tassa condizionatori” è in realtà in vigore dal 16 aprile 2013, quando al governo c’era Monti, e l’obbligo di libretto e l’equiparazione degli impianti sono già attivi dal 2014. Dunque, nessuna nuova tassa sui condizionatori domestici, che comunemente viaggiano tra i 2 e i 6 Kw. L’imposta colpisce gli impianti industriali, spesso molto più potenti. Per questi il decreto impone non solo la compilazione del libretto, ma anche il controllo a cura di un tecnico specializzato cui spetta il compito di certificare i rapporti di efficienza energetica. Per chi sgarra la multa è salata: da 500 a 3.000 euro per il proprietario dei condizionatori, da 1.000 a 6.000 per il manutentore che non abbia applicato la normativa.