
La guerra è alle porte e, per certi versi, è già cominciata. La Francia dopo gli attacchi subiti dall’Isis ha risposto bombardando Raqqa, considerata la “capitale” dello Stato Islamico. Utilizzo le virgolette perché lo Stato Islamico in realtà è un califfato autoproclamatosi tale, e dunque non riconosciuto da nessun ente internazionale.
E’ questa la mossa giusta? Un bombardamento così, a caldo, con la ferita ancora sanguinante, può risultare un azzardo. Si potrebbe pensare a un atto irrazionale, derivato più dall’onda emotiva che da una strategia razionale e organizzata. Siamo sicuri che il bombardamento indiscriminato sia la soluzione corretta? Se si è appena ricevuto un pugno, sferrare un pugno a nostra volta probabilmente è la prima reazione che ci verrebbe in mente. Ma è quella corretta? E’ anche vero che non è giusto nemmeno porgere l’altra guancia e farsi colpire nuovamente.
Le emozioni in questi momenti sono troppo forti per condurci verso soluzioni intelligenti, bisogna studiare una strategia, pensare e cercare la via più idonea. Gli Stati non possono porsi sullo stesso piano di questi criminali e giocare il loro stesso gioco. Qui non si parla di musulmani o non musulmani, stranieri o non stranieri, si parla semplicemente di criminali, la religione è solo una scusa, un mezzo per perpetuare il proprio obiettivo di odio e distruzione. Un mezzo per arrivare al potere.
La tentazione di fare di tutta l’erba un fascio è forte, soprattutto per alcune forze politiche, le quali sembra non aspettassero altro che questa disgrazia per ridare slancio alle proprie ideologie. Il mondo musulmano non è l’Isis e l’Isis non è il mondo musulmano, non distinguere i due fenomeni sarebbe sbagliato e sciocco. L’Islam, quello vero, si dissocia da questi atti barbari, e considerare ogni musulmano un terrorista è un errore che non possiamo e non dobbiamo commettere.
Dimentichiamo molto spesso che molti degli immigrati che si trasferiscono in Francia (o in Italia) cercano rifugio da una situazione disastrosa, cercano rifugio da persone quali i terroristi che hanno messo a ferro e fuoco Parigi. Non possiamo considerare queste persone, che fuggono dal dolore, alla stregua di criminali. Senza contare che il più delle volte i terroristi sono nati, cresciuti e (non) integrati nella comunità ospitante.
La Francia ora cerca sostegno per attaccare lo Stato Islamico in tutti i modi possibili, Russia, Usa e Europa offrono la propria collaborazione. La paura sta vincendo, e la paura può far compiere scelte avventate. La situazione è troppo delicata perché il mondo possa fare un passo falso, siamo sul l’orlo di una crisi mondiale e l’unica soluzione per uscirne indenni è ragionare sulle proprie scelte. Non cedere agli impulsi e non cercare di farsi giustizia senza pensare alle conseguenze. Non occorre una rappresaglia armata per vendicare le vittime di Parigi, non occorre portare odio e distruzione indiscriminata e senza ragionamento. Serve, invece, non cedere all’odio. E serve una strategia ben studiata, per combattere e sconfiggere il morbo dell’Isis una volta per tutte.