E’ scattato lunedì 30 giugno scorso l’obbligo, per imprese, lavoratori autonomi e professionisti (commercianti, artigiani, parrucchieri, pasticcieri, falegnami, idraulici, geometri, architetti, veterinari, dentisti, medici, ecc.), di dotarsi di POS – dall’inglese “point of sale”, letteralmente “punto di vendita” – il sistema di pagamento automatico mediante carte di credito e bancomat. Questi soggetti dovranno ora accettare pagamenti per cifre sopra i 30 euro con bancomat o carte di debito. Per ogni operazione si pagano una quota per la chiamata a un numero automatico e una commissione bancaria, una percentuale sul versato definita dalla banca di riferimento.
Obiettivo della nuova legge è la riduzione del contante, rafforzando l’utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili e combattendo così l’evasione fiscale. Per chi non dovesse dotarsi del POS, comunque, nessuna sanzione: è uno dei paradossi della nuova norma, che potrebbero comunque venire meno una volta che il servizio si sarà istituzionalizzato, con la conseguente flessione dei costi di installazione, al momento abbastanza cari.
La novità ha scatenato un vespaio di polemiche su quotidiani e siti vari, senza però mai fornire le impressioni e le opinioni di chi è “colpito in prima persona” dalla nuova legge. Incuriositi, abbiamo tastato gli umori dei commercianti del centro di Este. C’è chi si dichiara favorevole, come Silvia, 40 anni, commessa in un negozio d’abbigliamento: “E’ giusto che tutte le professioni siano dotate di POS. E’ una questione di correttezza”; o come Valentina, 31, che lavora in una libreria: “E’ una novità utile e valida per battere l’evasione se supportata da altre misure di questo tipo”.
Sandra, 50 anni, proprietaria di un negozio d’abbigliamento, accetta ma non vede come prioritaria la nuova norma: “Ho sempre avuto il POS, è un servizio per i clienti, che ormai pagano anche 10 euro con la carta di credito. Il costo fisso? In realtà è variabile, perché ci si mette d’accordo con la banca, in ogni caso 2 euro su 10 di scontrino vengono dati alle banche e alle compagnie telefoniche. Per controllare l’evasione fiscale può anche andare bene, ma non era una misura necessaria, come invece lo è abbassare le tasse”.
C’è anche chi si dichiara completamente contrario, come Marilena, commerciante in un negozio etnico: “Non sono assolutamente d’accordo con l’introduzione, non è così che si batte l’introduzione fiscale”. Sulla stessa linea Maria, 57, erborista: “Non credo sia questo il metodo per battere l’evasione fiscale, ma solo per controllare un po’ di più. Perché chi ha voglia di evadere evade lo stesso”.
Molti commercianti aspettano a pronunciarsi sulla questione per verificare le effettive conseguenze della novità. Chi invece è sicuro del funzionamento e degli effetti dell’obbligo di POS per tutti è Andrea, 43 anni, tabaccaio: “Il POS è sicuramente una misura giusta per controllare l’evasione, l’idea è perfetta, il pagamento elettronico è comodo, veloce, sicuro. Ma non è equa, perché ci sono delle categorie di commercianti che lo possono sopportare e altre. come tabaccai e benzinai, che sono svantaggiate e per cui l’idea è inattuabile, perché guadagnano una somma fissa su ogni transazione e operazione”. Per rafforzare la sua tesi Andrea ci fornisce un esempio matematico: “Su una ricarica telefonica di 10 euro, il mio guadagno è di 10 centesimi. Se la paghi con il POS, la banca si tiene 6 centesimi di questi 10. Io non l’accetto. Altro caso: prendo un euro per ogni bollo auto, sia che il cliente lo paghi 200 o 600 euro. Con 600 euro, avrei una commissione bancaria di 3,60 euro, andando in rosso di 2,60. E’ un problema che dovranno risolvere le banche e le associazioni di categoria”. Fortunatamente il pagamento via POS è obbligatorio ma non ancora sanzionabile. Paradosso esplicabile facilmente: “La legge è ancora farraginosa, dev’essere ripensata in modo che vada a vantaggio di tutti. Ovviamente si parla della normativa italiana attuale, perché all’estero queste cose non succedono…”
Giacomo Visentin