Il centro di accoglienza straordinaria di Rivadolmo è stato chiuso

La struttura, gestita dalla cooperativa Percorso Vita Onlus di don Luca Favarin, ospitava 22 richiedenti asilo. Epilogo determinato dall'adesione del Comune al progetto Sprar: ora gli ospiti in paese sono 8

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BAONE. È stato definitivamente chiuso nei giorni scorsi il centro di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo (Cas), aperto nel novembre 2014 – con relativo vespaio di polemiche e proteste – nella frazione di Rivadolmo. La struttura di via Padova era gestita dalla cooperativa Percorso Vita Onlus, presieduta dal sacerdote padovano don Luca Favarin, e ospitava 22 migranti. Un epilogo determinato dall’adesione del Comune di Baone al progetto Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, attivato nello scorso mese di aprile, a cui hanno aderito anche Este e Solesino.

I migranti coinvolti in questa forma di accoglienza di secondo livello sono otto e sono tutti ospitati nella canonica della parrocchia di Rivadolmo, struttura chiusa ormai dal 2009. L’applicazione della “clausola di salvaguardia” concordata lo scorso anno dal Ministero dell’Interno e dall’Anci garantirà al Comune di Baone lo stop all’arrivo di altri migranti: il numero di richiedenti asilo attualmente ospitati con il sistema Sprar soddisfa infatti la quota di posti assegnati ai Comuni aderenti alla rete, pari a 2,5 migranti per 1.000 abitanti (Baone ne ha poco più di 3.000). Dei 22 migranti ospitati nel Cas, solo qualcuno è compreso negli otto dello Sprar; ancora non è chiaro se i restanti siano stati trasferiti in un altro centro o si trovino in stato di libertà.

«Il progetto ci consente di gestire l’accoglienza nei confronti delle persone che hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiato politico e che sono quindi in possesso di regolare permesso di soggiorno, consentendogli, alla fine del percorso, di integrarsi pienamente nella società. È stata una scelta per tutelare il territorio da situazioni di accoglienza fuori controllo, come successo in precedenza» spiega il sindaco Luciano Zampieri. «Speriamo che il caso di Baone possa far cambiare idea a tutti quei Comuni che nella nostra provincia continuano ostinatamente a rifiutarsi di gestire, anche con un numero limitato di presenze, il fenomeno inarrestabile dell’immigrazione, lasciando il proprio territorio in balìa di arrivi emergenziali, che prima o dopo si potranno verificare».