
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato l’epidemia di ebola, che sta dilagando nei paesi dell’Africa occidentale e più precisamente in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone, come “un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale”. La situazione peggiora giorno dopo giorno e l’Oms ha stimato finora 1700 casi di persone colpite dal virus. Tra questi non vi sarebbero solo abitanti ma anche operatori sanitari.
Ma in questi giorni è scaturita in Europa e in America un’altra epidemia: è la malattia che causa falsi allarmismi, che genera paure a volte comprensibili e in altri casi frutto di menti che forse fantasticano troppo. Esempi ne sono la bufala di pochi giorni fa in Italia; l’autore (trovato e denunciato) aveva creato una notizia per cui si sarebbero verificati casi di ebola a Lampedusa, o l’allarme secondo cui il virus si trasmetterebbe tramite le tastiere dei bancomat, le banconote o le monete.

Estensione, lungi dall’idea di avere la verità in tasca, ha cercato di capire meglio la provenienza e la sintomatologia della malattia. Qui sotto alcune utili informazioni.
Che cos’è?
Il virus Ebola è un filovirus estremamente aggressivo per l’uomo, che causa una grave febbre emorragica e ha un tasso di mortalità che raggiunge il 90%.
Il primo ceppo fu scoperto nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) nel 1976 ed il nome deriva proprio da quello di un suo fiume. Sin dalla sua scoperta ha causato un elevato numero di morti.
È un virus che si replica efficacemente all’interno delle cellule causando la morte delle stesse, soprattutto a livello di fegato, milza, linfonodi, polmoni e della parete dei vasi.
Si stima che almeno il 18% della popolazione dell’Africa centrale abbia sviluppato anticorpi diretti contro tale virus, e ciò indica la presenza di infezioni subcliniche in tale area.
Come si trasmette il virus?
Sembra che i pipistrelli della frutta e le scimmie costituiscano un serbatoio per questo tipo di virus, e infatti Ebola si può trasmettere tramite il contatto con animali che a loro volta hanno contratto il virus. Dopo la trasmissione iniziale, il rischio che il virus si trasmetta da persona a persona è molto elevato e vari sono i modi in cui può avvenire il contagio: contatto diretto con fluidi biologici, sangue o per via sessuale.
Quali sono i sintomi?
L’infezione ha un’incubazione che va dai 2 ai 21 giorni, a queste seguono manifestazioni come febbre, mialgie, cefaela, vomito, faringite e diarrea. Tra il sesto-settimo giorno compaiono fenomeni emorragici cutanei e viscerali, soprattutto a livello del tratto gastrointestinale.
Abbiamo chiesto ad un’amica di Estensione, la dottoressa Giulia Bellon, di documentarsi e riferirci se esiste un rischio effettivo di contagio per Paesi come il nostro, in cui l’emergenza sbarchi si fa sempre più difficile da gestire.
“Ci sono da fare alcune riflessioni che permettono di rassicurare la popolazione riguardo un’eventuale pandemia di Ebola. Dobbiamo infatti considerare innanzitutto che è un virus che ha estrema difficoltà a diffondersi per via aerea, quindi necessita sempre di un contatto diretto con i fluidi corporei. Questo risulta chiaramente più semplice in Paesi che sono carenti dell’adeguata strumentazione e delle più elementari norme igieniche-sanitarie. Fortunatamente in Paesi come il nostro lo standard delle strutture e gli elevati protocolli di prevenzione ci garantiscono non solo di scongiurarne la diffusione, ma anche di essere pronti alla gestione di eventuali contagi. Se vogliamo soffermarci in particolare sul pericolo che potrebbe provenire dai viaggi della speranza che interessano il canale di Sicilia, dobbiamo considerare il non indifferente dettaglio che l’incubazione del virus risulta troppo breve e i sintomi troppo importanti per permettere ad un contagiato del Centro Africa di concludere l’ avvicinamento e la traversata verso le coste italiane”.
Il virus Ebola è un filovirus estremamente aggressivo per l’uomo, che causa una grave febbre emorragica e ha un tasso di mortalità che raggiunge il 90%.
Il primo ceppo fu scoperto nella Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) nel 1976 ed il nome deriva proprio da quello di un suo fiume. Sin dalla sua scoperta ha causato un elevato numero di morti.
È un virus che si replica efficacemente all’interno delle cellule causando la morte delle stesse, soprattutto a livello di fegato, milza, linfonodi, polmoni e della parete dei vasi.
Si stima che almeno il 18% della popolazione dell’Africa centrale abbia sviluppato anticorpi diretti contro tale virus, e ciò indica la presenza di infezioni subcliniche in tale area.
Come si trasmette il virus?
Sembra che i pipistrelli della frutta e le scimmie costituiscano un serbatoio per questo tipo di virus, e infatti Ebola si può trasmettere tramite il contatto con animali che a loro volta hanno contratto il virus. Dopo la trasmissione iniziale, il rischio che il virus si trasmetta da persona a persona è molto elevato e vari sono i modi in cui può avvenire il contagio: contatto diretto con fluidi biologici, sangue o per via sessuale.
Quali sono i sintomi?
L’infezione ha un’incubazione che va dai 2 ai 21 giorni, a queste seguono manifestazioni come febbre, mialgie, cefaela, vomito, faringite e diarrea. Tra il sesto-settimo giorno compaiono fenomeni emorragici cutanei e viscerali, soprattutto a livello del tratto gastrointestinale.
Abbiamo chiesto ad un’amica di Estensione, la dottoressa Giulia Bellon, di documentarsi e riferirci se esiste un rischio effettivo di contagio per Paesi come il nostro, in cui l’emergenza sbarchi si fa sempre più difficile da gestire.
“Ci sono da fare alcune riflessioni che permettono di rassicurare la popolazione riguardo un’eventuale pandemia di Ebola. Dobbiamo infatti considerare innanzitutto che è un virus che ha estrema difficoltà a diffondersi per via aerea, quindi necessita sempre di un contatto diretto con i fluidi corporei. Questo risulta chiaramente più semplice in Paesi che sono carenti dell’adeguata strumentazione e delle più elementari norme igieniche-sanitarie. Fortunatamente in Paesi come il nostro lo standard delle strutture e gli elevati protocolli di prevenzione ci garantiscono non solo di scongiurarne la diffusione, ma anche di essere pronti alla gestione di eventuali contagi. Se vogliamo soffermarci in particolare sul pericolo che potrebbe provenire dai viaggi della speranza che interessano il canale di Sicilia, dobbiamo considerare il non indifferente dettaglio che l’incubazione del virus risulta troppo breve e i sintomi troppo importanti per permettere ad un contagiato del Centro Africa di concludere l’ avvicinamento e la traversata verso le coste italiane”.
Eleonora Zerbetto