Nato nel 1972 sotto la spinta delle azioni di protesta condotte dalle organizzazioni non violente, e del gran numero di giovani disposti ad affrontare il carcere pur di non prestare un servizio armato, il Servizio Civile fu istituito inizialmente con lo scopo di trovare un impiego agli obiettori di coscienza (sempre crescenti in numero) ed aveva una durata superiore rispetto al servizio militare. Con il passare del tempo quest’esperienza condivisa da poche decine di coraggiosi, diventa l’esperienza di migliaia di giovani, in modo particolare dopo il 1989: anno in cui la durata dei due servizi viene parificata. Nel 1998 l’obiezione di coscienza viene riconosciuta un diritto del cittadino e nel 2001 il Parlamento italiano approva la legge n.64 che istituisce il Servizio Civile Nazionale: un Servizio volontario aperto anche alle donne, concepito come opportunità unica messa a disposizione dei giovani dai 18 ai 26 anni (attualmente 28), che intendono effettuare un percorso di formazione sociale, civica, culturale e professionale attraverso l’esperienza umana di solidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale ed internazionale, di salvaguardia e tutela del patrimonio nazionale.
Il Servizio Civile diventa quindi una risorsa sociale per il Paese, ma anche un’occasione per i giovani che ne abbiano volontà, di dedicare un anno della propria vita a favore di un impegno solidaristico inteso come impegno per il bene di tutti e di ciascuno e quindi come valore di coesione sociale, con una forte valenza formativa ed educativa.
Per capire meglio di cosa si tratta, ho fatto alcune domande ad Alberto, un ragazzo di 22 anni che sta per portare a termine un anno di Servizio presso la cooperativa “Crescere Insieme” di Montagnana, la quale si occupa di attività di lavoro guidato con un gruppo di ragazzi diversamente abili.
Di cosa ti occupi nel tuo lavoro?
Faccio quello che fa un educatore o un operatore socio-sanitario, cioè gestisco la risoluzione dei conflitti tra i ragazzi, li sorveglio, mi assicuro che svolgano bene il loro lavoro, perché il materiale che producono andrà poi destinato ad aziende e cooperative. Un giorno la settimana seguo anche un gruppo di socializzazione con ragazzi con leggera disabilità o anche solo con difficoltà di adattamento nella società; stiamo insieme in una sala messa a disposizione dal comune e, insieme anche ad altri operatori del servizio civile, facciamo passeggiate, giochi da tavolo, d’estate andiamo in piscina.
Perché hai deciso di fare il Servizio Civile Nazionale?
Amo aiutare i più deboli e le persone in difficoltà. Non nascondo che a farmi scoprire questa opportunità sia stato il fatto di voler trovare un’alternativa lavorativa allo sbocco professionale della mia scuola, per la quale ho capito di non essere molto portato, ma ne sono contento.
E’ difficile interagire con ragazzi diversamente abili?
Forse in un primo momento sì perché non riesci a decifrare il loro modo di comunicare: molto spesso a gesti a primo impatto incomprensibili, comportamenti apparentemente strani, che in realtà esprimono emozioni e stati d’animo che si impara a capire solo con il tempo.
Cosa ti ha dato questa esperienza?
A dire la verità è andata un po’ oltre le mie aspettative. Non avrei mai pensato di trovare un ambiente di lavoro così bello e persone così aperte e disponibili. Inoltre è gratificante parlare con i ragazzi, il fatto che facciano affidamento su di te e che pian piano si affezionino. Vorrebbero che non me ne andassi più dalla cooperativa.
Quindi, se tornassi indietro, lo rifaresti?
Sì lo rifarei senza dubbio. Se si potesse farei un altro anno di Servizio Civile Nazionale. In ogni caso vorrei continuare e specializzarmi in quest’ambito e grazie a quest’esperienza ho capito che potrebbe costituire il lavoro della mia vita.
Consiglieresti ad altri ragazzi di fare il Servizio Civile?
Sì, ma bisogna informarsi su cos’è perché, nonostante non sia difficile il lavoro in sé e non richieda competenze tecniche, ci vogliono passione e predisposizione. In particolare ci vuole un carattere positivo e bisogna trasmettere fiducia. Senza dubbio per chi è motivato potrebbe essere un buon investimento per la propria e l’altrui crescita personale.
Sara Cremonese