MONTAGNANA. «Acqua pulita!». Questo lo slogan che a una sola voce ha fatto risuonare la piazza del Municipio, dove sabato mattina il comitato “Zero Pfas” di Montagnana ha organizzato una manifestazione pacifica per sottolineare che «l’emergenza non è ancora terminata e l’acqua è ancora inquinata». L’evento è stato organizzato dopo la decisione del’Amministrazione di sospendere la fornitura di acqua in bottiglia nelle scuole per la cottura dei cibi, decisione già contrastata dai genitori, e successivamente alle dichiarazioni del sindaco Loredana Borghesan in merito alla potabilità dell’acqua.
Il comitato sostiene che «i filtri non sono in grado di fermare i Pfas, e il loro costo è esorbitante. I cittadini sono stati avvelenati, e si continua a pagare l’acqua come se fosse pulita. È necessario che la Regione e il Governo agiscano in modo coordinato per il risolvere il problema alla fonte nel minor tempo possibile, perché si parla della salute di un numero impressionante di 300 mila persone. Parlano chiaro i risultati della plasmaferesi (dove vi è una diminuzione dopo quattro sedute del 35%, contro una diminuzione naturale del 31,7%, ndr) che dimostrano come sia fondamentale bere acqua priva di sostanze inquinanti».
Nel frattempo l’azienda Miteni di Trissino si è rivolta al Tar per chiedere un risarcimento di circa 98,5 milioni di euro contro la Regione Veneto, la Provincia di Vicenza, l’Arpav, il Comune di Trissino, il Consorzio di bonifica Alta Pianura Veneta e Alto Vicentino Servizi. La somma sarebbe una stima dei danni che l’azienda subirebbe in futuro se dovesse essere confermato il piano di monitoraggio e quindi il fermo dei reparti, gli interventi agli impianti e il carotaggio. Pronta la risposta indignata e sarcastica del comitato: «Oggi pomeriggio ci recheremo presso la Miteni, dove le mamme faranno una vendita di torte a sostegno dell’azienda e i mariti, con cariole e attrezzi da lavoro, aiuteranno allo sgombero del materiale dovuto agli scavi dei carotaggi, dato che la ditta ne ha forte necessità».