
L’aria che respiriamo è meno inquinata di 10 anni fa. Ciò potrebbe suonare come un dato particolarmente positivo, ma in realtà non possiamo dirci così ottimisti. Infatti, sebbene il livello di inquinamento sembrerebbe diminuito rispetto agli anni ’90, in molte città d’Italia tira ancora una “brutta aria”. Secondo i dati del Ministero della Salute l’inquinamento atmosferico provoca 34 500 morti ogni anno accorciando di 1o mesi la vita di noi cittadini e più precisamente di 14 nel Nord Italia, 6,6 al Centro e 5,7 al Sud.
Le ultime rilevazioni, relative ai primi 3 mesi del 2015 hanno visto sul podio la città di Padova a cui spetta la cosiddetta maglia nera. Un triste primo posto – nella classifica delle 30 città più popolate d’Italia – per aver fatto respirare 53 microgrammi di polveri sottili per ogni metro cubo d’aria. A seguire vi sono Milano e Reggio Emilia, entrambe con 51,2 microgrammi di particolato per metro cubo.
Dati allarmanti, se pensiamo che il limite di legge annuale è di 40 microgrammi. Ancora più grave è la situazione osservata giornalmente. Ancora una volta Padova conquista il primo posto con 41 sforamenti del limite di legge giornaliero di 50 microgrammi di pm10 per metro cubo.
Le cause dell’inquinamento sono molteplici. Il trasporto su gomma è una delle principali fonti di avvelenamento dell’aria a cui segue il riscaldamento domestico (a legna o a combustibili fossili). “E’ quanto mai evidente la necessità di un urgente e decisivo piano di intervento che vada finalmente ad incidere sulle politiche relative alle fonti di inquinamento. Le cause si conoscono e le soluzioni ci sono, occorrono la volontà politica e gli strumenti per metterle in campo” dichiara il responsabile scientifico di Legambiente Giorgio Zampetti all’Huffington Post.
L’inquinamento atmosferico potrebbe essere ridotto intervenendo nella riduzione di emissioni industriali, puntando su fonti di energia rinnovabili, incrementando il trasporto pubblico rendendolo più efficiente e creando delle città a misura di uomo e di bicicletta.