Big Room. Este

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1526243_273192289495205_1293569410_nL’arte di saper dare riparo è una pratica antica, che discende dal popolo greco, anzi, dal dio greco per antonomasia, Zeus. Al giorno d’oggi quell’antico dovere di ospitalità ha lasciato il posto al guadagno sfrenato, la discussione ha lasciato il posto alle frasi senza senso e, per finire, l’incontro si è trasformato in desiderio di apparire.

Molte sono state le aperture di nuovi locali nella cittadina estense, alcune hanno colpito, alcune hanno raggiunto il loro obiettivo, altre hanno fallito miseramente. Discoteche, bar, disco-bar, e jazz club, ognuno con un ideale più o meno condivisibile, ognuno con una determinata clientela. Come non parlare, innanzi tutto, di Fabrìk e Konteiner. Il primo si deve esser dimenticato l’accento per strada, ed evidentemente tutto lo staff è tornato a cercarlo, l’apertura ad Ottobre è saltata, Novembre è passato, Dicembre pure ed ora siamo a Gennaio. Se non fosse che la pubblicità è stata tanta tra video e tormentoni da social, non ce ne saremo accorti, che non si parla nemmeno più del colosso bianco, omonimo del locale londinese. Si può ipotizzare che il motivo principale della non apertura sia la burocrazia, ciò non toglie che da Ottobre aspettiamo grandi novità con un dubbio: l’attesa porterà a una sorpresa più grande, o sarà un flop? A differenza del Fabrìc, obiettivo raggiunto dal Konteiner, ormai conosciuto come K. Eventi frequenti come era stato promesso, dove la musica è messa in primo piano con dj orientati verso elettronica, minimal, techno e house; effettivamente far emergere un bar a Este di quello stampo era sembrata a tutti un’impresa da titani, ma a quanto pare il Konteiner ha fatto centro. Certo se siete per un locale caldo e tranquillo il “K” non fa per voi, la strategia infatti è tutti in piedi, musica alta, cassa dritta, luci blu e “stay underground”.

Se il pensiero comune è che tutti i nuovi locali debbano orientarsi verso qualcosa di moderno e futuro, allora quest’ultimo ha fatto centro, a differenza del Coyote Ugly, ex Sottosopra. Infatti, nonostante la cucina sia romagnola e la musica spazi tra blues e soul con band della zona dal valore indiscutibile, come i Memphis Experience, il locale segue questa idea di modernità rimanendo in un baratro tra tendenza e piacere semplice, non sofisticato. Dal punto di vista estetico non è azzeccato l’accostamento tra zone scure con tavoli anonimi, in contrapposizione a zone estremamente illuminate e piene di colori; e neppure le ampie finestre che danno sulla Komatsu, effettivamente se ci fosse Manhattan sullo sfondo la scelta sarebbe stata fantastica, ma non in zona industriale ad Este. Assolutamente di cattivo gusto è l’esibizione di alcune ragazze in vestiti succinti alla prima apertura, da definirsi quasi triste. Detto ciò l’impianto audio installato è ottimo, e per le band è assai piacevole suonare in questo posto, per il grande spazio che si ha davanti; ottima idea, se accompagnato da buona musica, come quella proposta negli ultimi eventi, nota di merito alla gestione. In realtà l’unico difetto di questo locale è appunto che non ha rispecchiato le proposte musicali e culinarie, molto classiche, con la sua estetica, facendo diventare scomode le situazioni molteplici che si creano.

Scendendo le scale del Coyote Ugly, troviamo il Tropicana, locale che, nonostante non abbia una programmazione chiara e adatta ai più giovani, stupisce ospitando di tanto in tanto eventi molto piacevoli, come il concerto di Aba, il ballo del liceo e via dicendo. Il luogo è piacevole, un vero e proprio club, che fino all’anno scorso aveva dominato i venerdì sera con i “Friday Underground”. Una collaborazione Konteiner-Tropicana è la svolta che aspettano i giovani estensi, o almeno coloro che sono stanchi della solita monotonia. Succederà mai?

Per concludere, il Coyote Ugly rimane un’incognita: consigliato agli amanti di buona cucina e blues, ma sconsigliato per il cattivo gusto di alcune scelte. Tropicana e Konteiner promossi a pieni voti, continuano a fare la loro parte per Este. Bocciato in tronco il Fabrìk di cui non si sentono neppure voci di prossime aperture.

Eugenio Bellon