ATTUALITA’ – Sia lodata questa diossina!

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Nel XV e nel XVI secolo i pii e devoti fedeli cattolici offrivano alla curia delle oblatio, delle somme di denaro, in cambio delle quali si otteneva la garanzia di un’indulgenza per le pene dei peccati commessi. Grazie a queste offerte, i credenti, utilizzando un termine a noi contemporaneo, “sponsorizzavano” la Chiesa nella costruzione di varie opere: chiese, scuole, ospedali e monasteri.
La curia, con il passare degli anni, giustamente, iniziò a cavalcare l’ondata di ignoranza popolare: i più religiosi, pur di accaparrarsi la speranza di un angolino di paradiso, forse erano disposti a vendersi persino la madre.

Nel XXI secolo, precisamente nel 2010, i pii e devoti fedeli del Gruppo Riva, hanno offerto alla curia della città di Taranto delle “oblatio 2.0”: 365.000 euro per la ristrutturazione di una chiesa, 25.000 euro per la presentazione di un libro, 10.000 euro in occasione della Santa Pasqua. Come ha detto l’Arcivescovo tarantino, monsignor Benigno Papa, riferendosi a queste donazioni: “Vogliamo ringraziare Dio per questo dono della Sua Provvidenza ”. Insomma, i Riva sono dei benefattori.
Dal 2003 al 2009, gli anni presi in analisi dai rilievi ambientali e sanitari: 11.500 morti per cause cardiovascolari e respiratorie; 26.999 ricoveri per cause cardiache e respiratorie; monossido di carbonio, diossina, arsenio, rame e altre polveri sono state rinvenute in quantità oltre i limiti consentiti a Taranto e nelle zone circostanti. I Riva sono dei benefattori.
Sempre secondo le parole dell’Arcivescovo Benigno Papa, infuriato per le proteste degli ambientalisti: “[…] dovrei pensare che ci sia un inquinamento spirituale che è peggiore dell’inquinamento ambientale”.

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Il Gruppo Riva, nel tentativo di accaparrarsi la piena beatitudine, terrena e celeste, piuttosto che procedere con opere di bonifica del territorio ammorbato e dei propri stabilimenti, ha preferito investire in un vasto sistema di “sponsorizzazioni”. I Riva, tramite l’incaricato alle pubbliche relazioni, Girolamo Archinà, erano finanziatori di numerosi personaggi politici ed istituzionali, ma anche di alti prelati ed ecclesiastici, che accecati dal denaro e divenuti immemori della vocazione, confondevano da dove venisse quel denaro e a chi sarebbero dovuti stare realmente vicini.

C’è da fare ben attenzione riguardo al fatto che, nel XVI secolo, pagando le indulgenze, offrendo opere e denaro alla curia, non veniva espiato il peccato ma veniva solamente eliminata la pena cattolica alla quale si era sottoposti (secondo le usanze delle prime comunità cristiane).
Son passati cinquecento anni e di certo la Chiesa non si è ammodernata: i Riva, nonostante le giuste e pie offerte, non potranno mai e poi mai ripulire il proprio nome e la propria anima dal sangue versato dai tarantini. Nemmeno gli esponenti della curia di Taranto, quelli interessati nella vicenda ovviamente, potranno fare qualcosa per rimediare all’errore commesso.
Se esiste il loro Dio, spero esista la tanto acclamata giustizia divina.

Davide Grigatti