Attacco terroristico nella redazione di Charlie Hebdo – Dov’è finita la libertà di stampa?

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(Fonte foto: internazionale.it)
(Fonte foto: internazionale.it)

Mercoledì, 7 gennaio 2015, Parigi, Francia

Metà mattina circa, Parigi è messa sotto assedio da un commando di uomini armati, i quali, inneggiando ad Allah e urlando “Vendicheremo il profeta” dopo essere arrivati nella hall della redazione del più famoso giornale satirico francese Charlie Hebdo, hanno aperto il fuoco uccidendo i quattro più importanti fumettisti di Francia: il direttore, Stephan Charbonnier, detto Charb, e i vignettisti: Cabu, Tignous e Georges Wolinski, molto famoso anche in Italia. Tra i feriti ci sono anche due poliziotti, uno dei quali, come mostrano i tragici filmati trasmessi dalla maggior parte delle televisioni di tutta Europa, viene colpito doppiamente al petto dopo essere già caduto a terra stremato. Sono video che mostrano una violenza senza eguali progettata da una squadra di assalitori professionisti che in poco tempo sono riusciti ad uccidere 12 civili e a ferirne altri 8 di cui non si conosce ancora la sorte. Dopo l’attacco i due uomini si sono dati alla fuga all’interno della città abbandonando l’automobile con cui erano giunti davanti la redazione del giornale; attualmente è aperta la caccia dei due terroristi da parte di tutte le forze di sicurezza francesi. Tutto sarebbe nato a causa della pubblicazione da parte del giornale satirico di una vignetta su Twitter riguardante Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato Islamico (Is).

E’ l’indignazione che mi porta a scrivere questo articolo.
Indignazione verso la violenza di ogni genere, verso l’abolizione della libertà di stampa, di pensiero, di espressione, verso le morti tragiche dei civili e ogni tipo di inutile estremismo e fanatismo religioso.

Filmati terribilmente veri mostrano come in pochissimo tempo due uomini vestiti di nero e incappucciati siano riusciti senza troppa difficoltà a compiere una strage come questa. E’ la semplicità con cui agiscono l’elemento più drammatico, è quel secondo sparo al poliziotto già colpito che segnala e mette in risalto ancora di più il crudele cinismo di quegli uomini che da oggi non potranno più essere definiti tali. Risulta ormai evidente che un pezzo di mondo vuole chiudere la bocca alla libertà di stampa nella Parigi in cui per la prima volta questi ideali sono stati creati più di due secoli fa.

Oggi sono morti giornalisti che hanno deciso di fondere assieme la carriera e i propri ideali, che non si sono omologati, che non hanno mai avuto paura. Oggi sono morti uomini che hanno creato disegni troppo scomodi, che hanno colorato con tinte accese, che hanno sempre preferito raccontare la realtà con una vena ironica all’interno.

Potrei terminare questo articolo con qualche frase di speranza ma non credo di riuscirci perché purtroppo oggi vincono e sopravvivono solamente il sangue e l’odio.

Per quanto ami le parole oggi il silenzio vale molto di più.

Andrea Pitton