Alluvione 2014: la nostra Battaglia

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Non è così semplice trovarsi a scrivere un pensiero o uno spunto di riflessione su una tragedia che ha toccato proprio il mio paese e sono certa che queste parole non condurranno a grandi soluzioni o aiuti concreti ma vorrei ritrovare la funzione principale della forza della scrittura: portare un po’ di sollievo e sensibilità per questo dramma.

Martedì 4 febbraio 2013 i canali che si trovano nelle vicinanze di Battaglia Terme, il piccolo comune della provincia di Padova in cui abito, non hanno più retto la forza dell’acqua e sono esondati.

Panico generale: un’alluvione di questo genere non si vedeva da più di un secolo.

I quartieri che sono stati colpiti sono quelli che si trovano nei pressi di Via Ortazzo, Via Chiodar, Via Pescheria e Vicolo Chiesa.
Tutte le famiglie che vi abitano si sono trovati di fronte ad uno orrendo spettacolo: le loro case erano allagate da oltre mezzo metro di acqua.

Le immagini di quel giorno rendono molto meglio l’idea di questo disastro che ha messo in ginocchio il mio paese. Le foto hanno quasi dell’inverosimile: la Protezione Civile per far evacuare le persone ha dovuto ricorrere alle imbarcazioni. Le vittime di questo dramma sono state tutte quelle famiglie e tutti quegli anziani che abitano da anni in quelle zone e che si sono visti costretti ad abbandonare le loro case per cercare un riparo in cui passare la notte. Il numero degli sfollati è arrivato a quota 200. Oltre a questo il tempo non è stato certo d’aiuto: ha piovuto insistentemente per tre giorni di fila senza dare tregua.

Emergenza rientrata: ecco il momento più duro, bisogna rimboccarsi le maniche.

Pian piano nei giorni successivi, grazie anche all’aiuto di tutti coloro che sono andati in prima persona a offrire un aiuto concreto, l’emergenza è rientrata e si è dovuto fare i conti con i danni reali dell’alluvione.
Case e cantine piene di fango, elettrodomestici da buttare, mobili pieni d’acqua inutilizzabili, ma anche cose più piccole di maggior valore come foto, ricordi, libri ora non ci sono più.
Le case oltre ad essere costruzioni di cemento sono soprattutto grandi contenitori di ricordi e di sacrifici, grandi spazi in cui ci sente protetti e al sicuro.
Proprio questo è stato l’aspetto che più mi ha colpita e rammaricata, il pensiero di quelle persone che hanno dovuto salvarsi ma anche salvare tutto ciò che nel tempo avevano costruito.

Dopo la pioggia però torna sempre il sole e anche qui è tornato a splendere soprattutto grazie alla forza degli abitanti che non hanno mai ceduto un attimo e che si sono coalizzati per trovare una soluzione concreta.
La forza dell’unione e della solidarietà ha portato a grandi gesti: tutti si sono resi disponibili a donare quello di cui disponevano alle persone colpite come ad esempio elettrodomestici e asciugatrici.

Si pensa sempre che le cose avvengano lontano da noi ma è proprio quando ci colpiscono in prima persona che si comprende il significato vero di un dramma di tale portata.
Ho visto gli occhi di chi ha perso tutto e ho visto la forza delle braccia di chi ha sempre combattuto.

Dalle macerie si costruiscono case con fondamenta più solide.

Andrea Pitton