URBANA. Da qualche settimana Urbana e Megliadino San Fidenzio sono completamente serviti da acqua senza Pfas: è questo il risultato di una serie di operazioni sulla rete acquedottistica messe in atto dai tecnici di Cvs (Centro Veneto Servizi). Pur non essendo inclusi nella zona rossa (a differenza di Montagnana), i due Comuni della Bassa erano in parte riforniti dall’acqua proveniente dalla centrale di Almisano, interessata dalla contaminazione. Ora invece questi territori ricevono solo l’acqua proveniente dalle fonti di Camazzole e dalla centrale di potabilizzazione di Piacenza d’Adige, entrambe del tutto prive di sostanze perfluoroalchiliche.
A Urbana, in particolare, il problema toccava una parte della frazione di San Salvaro, che riceveva appunto l’acqua dalla centrale di Almisano (gestita da Acque Veronesi), la più importante fonte veneta inquinata dai Pfas. Attraverso alcune manovre sulla rete, è stato possibile chiudere la vecchia fornitura ed estendere quella delle fonti di Camazzole e da Piacenza d’Adige, che già servivano il resto del territorio comunale. Le operazioni hanno richiesto alcune settimane di test, per verificare che non vi fossero problemi di pressione, ma i risultati sono stati positivi: oggi, quindi, Urbana può dirsi a tutti gli effetti un Comune “a zero Pfas”. Ulteriori verifiche potranno rendersi necessarie nel periodo estivo, visto il maggiore consumo di acqua, ma intanto il nuovo sistema è pienamente operante. Per quanto riguarda Megliadino, invece, la zona rifornita dalla centrale di Almisano era quella confinante con Montagnana. Si è quindi provveduto alla chiusura di alcune saracinesche, bloccando il flusso di acqua dalla città murata: acqua che ora proviene solo dalla fonte di Camazzole. Al momento solo due utenze ricevono ancora acqua con Pfas.
Soddisfatti Marco Balbo e Daniela Bordin, sindaci di Urbana e Megliadino San Fidenzio: «Questo intervento ci fa stare molto più sereni». Da Cvs confermano che l’obiettivo è quello di arrivare a garantire acqua libera dalle sostanze perfluoroalchiliche. «Riuscire a escludere questi due Comuni dalla problematica è un primo risultato importantissimo – afferma il presidente Piergiorgio Cortelazzo -. I nostri tecnici sono al lavoro per studiare manovre che possano risolvere il problema anche per una parte del territorio di Montagnana, nonostante in questo caso le complessità siano maggiori. Nel frattempo, continuiamo a lavorare a ritmi serrati al progetto per una nuova rete che garantisca a tutto il territorio, cominciando da Montagnana, una fornitura stabile di acqua totalmente priva di Pfas».
Nel dettaglio, il piano di Cvs prevede la realizzazione di un nuovo collegamento tra Casale di Scodosia e Montagnana e di un nuovo serbatoio nella città murata, in modo da fornire a Montagnana l’acqua proveniente dalla centrale di potabilizzazione di Piacenza d’Adige. Lo step successivo è quello già tracciato dal “Progetto di fattibilità tecnico economica” recepito anche da Veneto Acque, indicata dalla Regione come ente coordinatore degli interventi strutturali complessivi di circa 200 milioni di euro: al centro, l’idea di sfruttare gli attuali esuberi di produzione notturna della fonte di Camazzole per rifornire il nuovo serbatoio di Montagnana, in grado di alimentare con acqua pulita la parte sud-orientale dell’attuale bacino d’utenza contaminato da Pfas.