Il 20 per cento dei capannoni industriali della Bassa Padovana è dismesso o abbandonato

I dati presentati durante un convegno promosso dalla Fondazione Radicanti e Ruzantini. «La fabbrica 4.0 un'opportunità di sviluppo per il futuro del territorio»

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MONSELICE. Il 20% del patrimonio edilizio produttivo della Bassa Padovana risulta abbandonato: 5,8 milioni di metri quadri di capannoni a cui si aggiungono 8,2 milioni di metri quadri di terreni edificabili inutilizzati. Nel complesso una perdita di valore immobiliare stimata intorno ai 3 miliardi di euro rispetto al pre-crisi. Questi dati sono stati resi noti sabato mattina a Monselice durante il convegno “La rigenerazione del sistema produttivo del basso padovano e legge regionale 14/2017 in materia di consumo del suolo” organizzato dalla Fondazione Radicanti e Ruzantini: a fornirli il professor Pasqualino Boschetto, il professor Giuliano Marella e il dottor Alessandro Bove del dipartimento Icea (Ingegneria Civile Edile e Ambientale) dell’Università di Padova. Dati che, uniti a quelli messi a disposizione dagli altri relatori e in particolare da Francesco Blasi, delegato di Confindustria per la Bassa Padovana, scattano una fotografia non certo positiva del territorio.

«I numeri presentati sono quelli ancora parziali che saranno oggetto di una pubblicazione organica prevista per il marzo 2018» ha chiarito il professor Boschetto del Dipartimento Icea dell’Università di Padova. «Ma è certo che la perdita nominale di valore immobiliare per l’area a causa della lunga crisi che ha spazzato via interi comparti nella Bassa Padovana è stata drammatica». Il dottor Bove ha evidenziato che «la crisi che ha lasciato nella Bassa Padovana circa 5,8 milioni di metri quadri di superfici industriali abbandonate può rappresentare anche un’opportunità per ripensare non solo il territorio ma tutto un sistema produttivo».

In questo senso un’opportunità di sviluppo importante può essere rappresentata dalla fabbrica 4.0 e dalla sharing economy, come messo in luce anche da Gianni Potti (Confindustria Veneto). Diversi relatori si sono focalizzati sull’importanza di evitare l’autoisolamento imparando invece a fare squadra per rilanciare la zona. Si è ricordato poi che la legge regionale sul consumo di suolo approvata lo scorso 6 giugno 2017 punta a ridimensionare notevolmente le superfici disponibili per una nuova industrializzazione di cui il territorio rischia di non avere la necessità dando una spinta alla ripresa del valore immobiliare di mercato delle superfici industriali già edificate.