Revolley, alla scoperta di Mister Roberto Tinello

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Questa settimana sotto le mie grinfie c’è finito Mister Roberto Tinello, alias Lino, allenatore della Terza Divisione Redentore all’interno del progetto Revolley. Punto di riferimento da molti anni del Patronato Redentore, Lino ha raccontato a noi di Estensione come è cominciata la sua avventura e come sta proseguendo. Buona lettura.

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1)Quando è cominciato il tuo amore per la pallavolo?

Tutto è cominciato quando avevo sedici anni in Patronato Redentore. Quell’estate avevano installato un campo di pallavolo in sabbia e io e i miei amici ci passavamo i pomeriggi. Un giorno per caso passava per di lì Paolo Tognin che vedendoci giocare ci ha proposto di formare una squadra. Senza pensarci due volte abbiamo colto la palla al balzo e così dal nulla nel 1996 siamo diventati la prima squadra mista di pallavolo del Patronato.

2) Con che allenatore hai iniziato la tua prima esperienza di gioco?

Con il bravissimo Paolo Tognin, proprio lui che aveva spronato i miei amici e me a formare una squadra. Ho un ricordo bellissimo di lui, gli sono grato per avermi insegnato a giocare a pallavolo.

3) Che tipo di atleta eri?

All’inizio ero molto emotivo e solo con il tempo e tanta esperienza sono riuscito a gestire questa mia “debolezza”. Non nego di essere partito dalla partita, mi ci è voluto un po’ di tempo per carburare. Non vedevo l’ora di andare ad allenamento, era la cosa più bella di quel periodo che riusciva a distrarmi dall’impegno della scuola. L’entusiasmo motivava tutta la mia squadra e un anno siamo anche riusciti a posizionarci secondi. Che soddisfazione!

4) Quando hai deciso di voler diventare un allenatore, cosa ti ha motivato?

Tutto è iniziato per il mio grande amore verso questo sport. Inizialmente ho frequentato un corso CSI per permettere alla squadra in cui giocavo di proseguire. Successivamente il Patronato Redentore si decise ad iscriversi alla federazione per cui ho frequentato il corso che mi ha permesso di iscrivere la mia squadra amatoriale nel campionato di Terza Divisione. E da quel momento lì non ho più smesso di allenare.

5) Cosa significa per te “essere una squadra”?

Per me significa realizzare se stessi in un gruppo. Nella pallavolo non puoi fare tutto da solo, è lo sport di squadra per eccellenza. Il merito non è solo di chi attacca e mette giù il pallone, il merito è di tutti, anche dei compagni seduti in panchina.

6) Come motivi le tue atlete?

Questa è una delle parti più difficili del mio ruolo. Dipende, sono tutte diverse tra loro e io devo cercare di spronarle e tirare fuori il loro meglio nel modo giusto. Purtroppo non sempre ci riesco, mi ci vuole tempo per conoscere affondo le persone.

7) In che modo prepari i tuoi allenamenti?

Principalmente prendo spunto dai numerosi libri sulla pallavolo. Inoltre fino a qualche tempo fa andavo a dare una mano a Ciano, allenatore della serie D, da cui ho preso ispirazione. Periodicamente partecipo ai corsi di aggiornamento che mi arricchiscono di idee e spunti poi ovviamente in base ai risultati delle partite vedo i bisogni della mia squadra e creo degli allenamenti apposta per sopperire alle varie carenze.

8) Come incassi una sconfitta?

Eh, dipende. Prima di tutto cerco sempre di farmi un esame di coscienza, cercando di capire cos’è mancato. Mi pongo una serie di interrogativi e cerco di darmi delle risposte.

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9) Meglio giocare bene e perdere o giocare male e vincere lo stesso?

Se so che le mie atlete hanno dato il massimo accetto anche una sconfitta, perché vuol dire che l’avversario era più forte e non potevamo fare di meglio. Non sono per nulla soddisfatto quando la mia squadra si adegua alle avversarie tecnicamente inferiori. Per me è una delusione.

10) Qual è il segreto del tuo successo in palestra?

Bisogna essere autorevoli e non autoritari. Il gruppo riconosce in me una figura importante ma non deve temermi, ma rispettarmi. Il mio segreto sta nel trovare il giusto equilibrio in modo da gestire tutte le persone senza che nessuno si lamenti. Per me è una grande soddisfazione quando le persone tornano a giocare dopo qualche anno di pausa, vuol dire che con me sono state bene e mi fa piacere. La mia più grande vittoria? Portare dall’inizio fino alla fine un gruppo e ricevere a fine stagione messaggi di ringraziamento per il mio impegno costante per averlo fatto crescere.

11) C’è qualcuno che ti aiuta in campo?

Certamente, sin dall’inizio c’è sempre stato qualcuno ad aiutarmi in palestra. Quest’anno il mio braccio destro è Giacomo Rizzo, mio grande amico da sempre nella vita.

12) Quando un genitore mette in dubbio i tuoi metodi o si lamenta perché il figlio non gioca come ti comporti?

Dipende da come si rapporta inizialmente il genitore. Fino ad ora nessuno si è più di tanto lamentato in quanto sono io l’allenatore e sono io che prendo le decisioni in palestra sempre rispettando le persone. Nel caso succeda cercherei di spiegare le mie motivazioni, ma alla fine sono io a vedere le ragazze in palestra durante la settimana e quindi spetta a me prendere determinate decisioni. Ovviamente non posso rischiare di mettere una che non è in grado in campo in quanto danneggerei lei e tutta la squadra. Ma per il suo bene devo darle fiducia a piccole dosi in modo che sia in grado, con il tempo, di affrontare tutti i tipi di situazione

13) Che squadre hai allenato fino ad ora?

Provo molta soddisfazione ad allenare le ragazze più grandi, mi piace il gioco, l’azione, per cui ho principalmente allenato dall’Under 18 in su. Solamente un anno mi sono dedicato all’esperienza del Minivolley a Ponso. Mi è molto piaciuta ma a mio avviso per allenare le giovani leve è meglio avere molti anni di esperienza alle spalle, anche solo imparare a prendere una palla non è facile. I bambini sono difficili da gestire e se gli fai imparare un movimento sbagliato hai fallito.

Settimana generale di riposo per le nostre ragazze che ne hanno approfittato per rigenerarsi e caricarsi per la prossima fase di campionato. Unica partita della settimana è stata quella dell’Under 16 che ha ospitato in case la capolista COMITENSE. Purtroppo non c’è stato niente da fare contro la superiorità delle avversarie che si sono portate a casa un bel 3 a 0. Sebbene la sconfitta le nostre hanno risposto adeguatamente ai duri colpi soprattutto nell’ultimo set. Sarà per la prossima volta.

Arianna Ferraretto