Il Mondiale è invisibile agli occhi

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(Foto: plus.google.com)

Mancano solo otto giorni al calcio d’inizio di Brasile-Croazia, con cui giovedì 12 giugno, alle 22 italiane, inizia la ventesima edizione della Coppa del Mondo di calcio.
Ma c’è un Mondiale brasiliano che i giornali non raccontano. Perché dà fastidio, perché non interessa, perché si sa effettivamente poco. E’ il Mondiale giocato nelle poverissime favelas di San Paolo, di Rio de Janeiro, di Belo Horizonte, di Fortaleza, di qualsiasi metropoli verdeoro. Agglomerati urbani dimenticati da Dio ma non dallo Stato, guidato dalla presidentessa Dilma Rousseff, che ha avviato un’operazione senza precedenti, investendo oltre 30 miliardi di euro (fonte: L’Espresso) nella “bonifica” di queste aree.
La “bonifica” consiste in violente operazioni militari che spazzano via le baracche a favore della conquista di nuovi terreni lottizzabili dove costruire nuove strutture turistiche, nuovi parcheggi, nuovi centri commerciali. La corruzione in Brasile è dilagante e, oltre ad aver gonfiato le spese per la costruzione degli stadi per il Mondiale, investe le stesse autorità deputate alla sorveglianza delle favelas. I militari, infatti, dividono il controllo delle baraccopoli con le “milizie” – organizzazioni militari o paramilitari illegali formate da poliziotti, pompieri, guardie carcerarie e militari, fuori servizio o in servizio attivo – e i narcotrafficanti. Proprio per questo motivo, fin da inizio aprile le favelas sono sotto stretto controllo militare, per placare le proteste dei più disperati, troppo poveri per poter far parte del dorato mondo del business futebol, che spesso sfociano in guerriglia urbana. I militari brasiliani non hanno una grossa esperienza di dialogo con il popolo: al minimo accenno di dissenso lo soffocano, calcando la mano senza pietà.
Le rabbiose manifestazioni che ne conseguono sono sintomo di un disagio sociale profondissimo, figlie della pessima gestione statale della Rousseff e dei tagli ai servizi sociali in favore delle opere faraoniche per i Mondiali, i cui costi si aggirano sui 15 miliardi di euro. Il popolo invoca più istruzione e sanità, ma lo Stato è corrotto e sordo alle sue richieste. E’ più facile spedire la polvere sotto al tappeto piuttosto che chinarsi a raccoglierla, è più facile occultare i difetti piuttosto che mostrarli a turisti e giornalisti. Quando sarete davanti alla vostra televisione a godervi le partite, ricordate: il prezzo del biglietto lo sta pagando interamente il Brasile.
Giacomo Visentin