Work Ambiente, i lavoratori protestano durante il Consiglio: cacciati fuori (VIDEO)

Una volta negata loro la possibilità di intervenire, gli operai della coop che lavora all'interno degli impianti Sesa hanno sollevato silenziosamente dei cartelli di protesta. Il resoconto della vicenda

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ESTE. La vertenza dei lavoratori di Work Ambiente arriva in Consiglio comunale. Giovedì sera i lavoratori della cooperativa hanno partecipato alla seduta consiliare, chiedendo la parola per mettere a conoscenza della propria situazione l’assemblea e potersi confrontare sulla questione con il sindaco Roberta Gallana. Parola che è stata negata dal presidente del Consiglio Roberto Trevisan: a quel punto gli operai hanno silenziosamente alzato dei cartelli di protesta, abbassati solo dopo l’intervento dei vigili che li hanno invitati a uscire dall’aula.

L’episodio è stato stigmatizzato dall’associazione “L’altra Este”, che sulla propria pagina Facebook ha chiesto scusa ai lavoratori: «Non avevamo mai visto tanta indifferenza e cinismo politico. Sono state cacciate persone che chiedevano un semplice incontro». In precedenza, qualche mese fa, a un sindacalista era stato dato il permesso di intervenire sul caso dei lavoratori del Bacino Padova Tre; stessa possibilità è stata concessa proprio durante il Consiglio giovedì sera, prima a un esponente del comitato Olmo e poi a una degli eredi della famiglia Schizzerotto sul tema della pannaghiaccio.

«Il diritto di manifestare è sacrosanto e infatti i lavoratori della cooperativa Work Ambiente in queste settimane lo hanno fatto in varie sedi» commenta Gallana. «Tale diritto deve essere rispettoso dei regolamenti e delle normative: il tema non era all’ordine del giorno e per questo non è stata data loro la parola. Questo non toglie che sia io che il Consiglio seguiamo con attenzione la vicenda e ci auguriamo che venga trovata al più presto una soluzione tra i lavoratori e la cooperativa». Lapidario Stefano Agujari Stoppa (Civiche d’Este): «Il Consiglio ha perso l’occasione per difendere la dignità di questi lavoratori». «Oramai in Consiglio può parlare chiunque, a dispetto di ogni regolamento, tranne evidentemente chi sta perdendo il posto di lavoro. Nemmeno un’assemblea di condominio è gestita così» il giudizio caustico di Carlo Zaramella (Este Sicura).

La vicenda. Lo scorso 4 novembre alcuni lavoratori della cooperativa Work Ambiente – che opera all’interno dello stabilimento di Sesa – si rivolgono al sindacato Adl Cobas, decisi a segnalare diverse irregolarità all’interno dell’impianto, dagli errori nelle buste paga a un livello di sicurezza molto basso. Una volta che gli operai (una ventina) hanno aderito alla sigla sindacale, la coop comunica via sms la decisione di sospenderli e di doversi ritenere a disposizione per un possibile trasferimento lavorativo. Il 22 dello stesso mese lavoratori e sindacato, dopo aver avviato lo stato di agitazione davanti ai cancelli di Sesa, ottengono un incontro con la coop e il consorzio Work Service Group. Durante il colloquio viene comunicato che la sospensione è dovuta a un fermo impianto per manutenzione, deciso da Sesa, in programma da diversi mesi.

Il 21 dicembre scorso, nell’ultimo incontro avvenuto tra le parti, Sesa svela che alla ripresa delle attività nessuno dei soci della cooperativa sarebbe tornato a lavorare all’interno dell’impianto: negli anni il consorzio non avrebbe lavorato bene e, assieme ai vertici di Work Ambiente, avrebbero dovuto lasciare il proprio posto anche i lavoratori della coop, perché responsabili in solido dei danni procurati agli impianti. «La verità è che i lavoratori sono stati sospesi perché si sono iscritti al nostro sindacato e hanno osato chiedere la legalità nel loro posto di lavoro» spiegano da Adl Cobas. Ad aggravare la questione, continua la sigla sindacale, «è il fatto che un’azienda controllata da un ente pubblico (Sesa è al 51% del Comune di Este, ndr), la cui missione prioritaria dovrebbe essere quella di tutelare le persone, decida che oltre 20 lavoratori debbano essere lasciati a casa».