Uomo-ambiente, è allarme rosso: "Consumiamo più di quanto la Terra riesce a produrre"

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Foto: www.footprintnetwork.org
Foto: www.footprintnetwork.org

Quello tra uomo e ambiente è un rapporto problematico da sempre, o quasi, ma negli ultimi decenni si è notevolmente complicato. E la causa, non poteva essere altrimenti, siamo noi. Secondo l’organizzazione Global Footprint Network, che stima il giorno in cui il fabbisogno umano di risorse eccede la capacità rigenerativa del pianeta (“Earth Overshoot Day”), da oggi 19 agosto l’umanità consuma più di quanto potrebbe permettersi: in otto mesi, a partire dall’inizio dell’anno, abbiamo in pratica esaurito tutti i beni a nostra disposizione. 
L’associazione nata nel 2003 lancia l’allarme: “Di questo passo, prima della metà di questo secolo, ogni anno consumeremo il quantitativo di risorse prodotto da due pianeti“. La crisi ha parzialmente ridotto la domanda di risorse, eppure i livelli di consumo continuano a salire. E l’ambiente naturale non riesce più a trasferirci tutto ciò di cui abbiamo bisogno, nonostante su sette miliardi di esseri umani ben due vivano in condizioni di indigenza assoluta. Certo, la tecnologia potrebbe venirci in soccorso aumentando le nostre capacità produttive, ma difficilmente, almeno nel breve periodo, sarebbe in grado di garantire l’enorme quantità di beni che consumiamo. “L’umanità sta semplicemente chiedendo di più di quanto la Terra possa offrire” spiegano gli attivisti di Global Footprint Network, per i quali la prima soluzione da adottare è “far sì che la scarsità delle risorse sia sempre al centro del processo decisionale”.
Ma del tema, nelle agende politiche dei governi, non sembra esserci traccia. E il motivo non è solo la pura e semplice ignoranza, bensì la consapevolezza che parlare di ambiente, di clima, di sviluppo sostenibile, non porta benefici in sede elettorale. Non ancora, almeno. Oggi si discute di economia, di lavoro, di finanza, tutto il resto viene in secondo piano. Gli scienziati che ci mettono in guardia dai rischi che stiamo correndo vengono ignorati o bollati come allarmisti. Invece tra dieci, quindici anni, quando saremo davvero sull’orlo della catastrofe, e non combatteremo più per il petrolio ma per beni di prima necessità come l’acqua o l’aria pulita, forse allora si comincerà a prendere in considerazione il problema. Pregando che non sia troppo tardi e che Madre Natura non ne abbia già abbastanza di noi. 
Davide Permunian