
Torna di moda il dibattito tra legge giusta e giusta sbagliata dopo che il tribunale di Padova ha condannato Franco Birolo, il tabaccaio di 47 anni di Correzzola che uccise il ladro che lo stava rapinando, a due anni e otto mesi di reclusione, oltre ad un risarcimento da 325mila euro nei confronti della madre e della sorella della vittima.
I fatti risalgono alla notte del 26 aprile 2012 quando Igor Ursu e Gheorghe Naeagu, entrambi di origine moldava, si introducevano nella tabaccheria di Franco Birolo sfondando la vetrina con una Fiat Punto rubata. Secondo le ricostruzioni Birolo, svegliato di soprassalto, scendeva nel negozio impugnando la pistola detenuta legittimamente e, dopo aver sorpreso i due ladri, premeva il grilletto contro Ursu, uccidendolo.
Nello scorso ottobre il pm Benedetto Roberti aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato ritenendo ch’egli avrebbe agito per legittima difesa. Non è stata evidentemente dello stesso avviso Beatrice Bergamasco, magistrato del tribunale di Padova, la quale ha invece ritenuto che Birolo abbia ecceduto colposamente i limiti stabiliti dalla legge, da quella che sarebbe stata altrimenti una difesa legittima ai sensi dell’art. 54 cp.
La sentenza, che ha suscitato un grandissimo scalpore anche a livello nazionale, non ha lasciato indifferenti molti esponenti del mondo della politica, in particolare quelli della Lega Nord. Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, ha emesso a riguardo un comunicato stampa dove definisce le leggi attuali sulla legittima difesa “confuse e colabrodo“, auspicando, come molti concittadini di Birolo e non solo, in un’urgente riforma della materia.