Tangentopoli nelle Terme, Marcolongo ammette tutto e incastra Claudio e Bordin

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2004
(Fonte foto: www.padovaoggi.it)
(Fonte foto: www.padovaoggi.it)

Sono giorni di fuoco per le amministrazioni di Abano e Montegrotto. Continuano a emergere nuovi sviluppi sullo scandalo tangenti esploso tra lunedì sera e martedì mattina, quando la Guardia di Finanza ha arrestato l’assessore all’ambiente di Montegrotto, Ivano Marcolongo, e interrogato i sindaci dei due comuni termali, Luca Claudio e Massimo Bordin. I tre sono accusati di concussione e turbativa d’asta; il primo, ora ai domiciliari, avrebbe chiesto denaro in cambio dell’assegnazione di appalti e affidi diretti per lo sfalcio e il mantenimento del verde pubblico nelle due cittadine, agendo su incarico dei due primi cittadini, indagati anche per corruzione per induzione.

L’assessore sampierano è stato incastrato in flagranza di reato lunedì sera, grazie a una cimice posizionata all’interno della sua auto dalle Fiamme Gialle. Quando è stato fermato aveva appena intascato una bustarella da mille euro da uno dei tre florovivaisti indagati, che già da un paio di mesi stava collaborando con gli investigatori. “Sono venuti a prendermi e mi hanno detto: sappiamo tutto, o collabori o sei come gli altri” ha dichiarato l’imprenditore, che preferisce restare nell’anonimato, al Corriere del Veneto di oggi. Per il florovivaista “Marcolongo è solo una marionetta” di un sistema creato da Luca Claudio “quando ancora era sindaco di Montegrotto”. L’imprenditore ha raccontato di non aver mai vinto una gara d’appalto, ma di lavorare grazie agli affidi diretti. Una volta iniziato il lavoro per il Comune, Marcolongo si presentava chiedendo una quota aggiuntiva, tra il 15 e il 20% del valore dell’affido. E l’imprenditore pagava, perché “se non pagavo non lavoravo“.

“E’ un’inchiesta a orologeria pre-elettorale”, s’era fatto scappare Claudio martedì, uscendo dal municipio dopo la visita della Gdf e riferendosi della sua prossima – e ormai improbabile – candidatura a fianco di Flavio Tosi per le regionali del 31 maggio. Un annuncio che doveva arrivare proprio ieri, durante l’appuntamento elettorale tenuto dal sindaco di Verona a Villatora; festa rovinata. Il sindaco di Abano aveva usato il suo profilo Facebook personale per tranquillizzare sostenitori e amici. Un’imperturbabilità ostentata, condita addirittura da gratitudine verso le forze dell’ordine. Prima di passare al contrattacco ieri pomeriggio, prima affidandosi nuovamente al social network, bollando Marcolongo come “non una persona di stretta fiducia, un uomo semplice e debole, una pedina facilmente ricattabile e influenzabile, dotato di una impulsività che si riscontra spesso nei bambini”, poi alla conferenza stampa tenuta insieme a tutta la giunta aponense. “C’è una stata una macchinazione perfetta, la cosa mi puzza. Non avevo le manette, non le uso nemmeno durante i giochi erotici” ha scherzato. Ma c’era (e c’è) poco da scherzare.

Un messaggio di serenità è lo stesso che ha voluto trasmettere il braccio destro Bordin, vicesindaco di Montegrotto durante i dieci anni di amministrazione di Claudio e suo successore nel 2011, quando l’amico si è preso Abano al ballottaggio. Mentre Claudio vaticinava complotti, Bordin affermava “di non sapere nulla”, “di essere trasparente”, di essersi “messo a disposizione” della Gdf. E di star pensando alla revoca della delega al suo assessore, Ivano Marcolongo.

Quell’Ivano Marcolongo che oggi pomeriggio è crollato. Interrogato dal giudice, ha ammesso tutto. Ha confermato di essere l’incaricato del sindaco di Montegrotto della riscossione delle tangenti, chiedendo il 10% per ogni lavoro appaltato alle imprese del verde dell’area termale. Un sistema progettato da Claudio e rinfrescato dal delfino Bordin. Il gip ha confermato i domicilari per l’assessore pentito. I due sindaci sono ora sul ciglio del burrone, mentre le opposizioni tuonano chiedendo l’azzeramento di entrambe le giunte. E la sensazione è che la vicenda sia appena agli albori.