Si chiude l’era Napolitano: e ora? I commenti della politica locale

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Foto: www.internazionale.it
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Mercoledì 14 gennaio Giorgio Napolitano ha rassegnato le sue dimissioni da Capo dello Stato. L’ormai ex inquilino del Quirinale, l’unico nella storia della Repubblica ad aver ricevuto un secondo mandato, ha lasciato la carica per ragioni legate all’età avanzata e il suo posto è stato momentaneamente preso da Pietro Grasso, presidente del Senato, così come previsto dalla Costituzione. Le votazioni per il successore, passaggio che si preannuncia molto delicato, avranno inizio il prossimo 29 gennaio. Noi abbiamo voluto sentire il punto di vista di alcuni esponenti politici della Bassa Padovana.

“Non appartengo al coro di coloro che apprezzano l’operato di Napolitano: credo abbia ragione Cacciari quando afferma che il suo sia stato una sorta di presidenzialismo surrettizio” commenta Carlo Zaramella, consigliere della Lega Nord di Este. Sulla stessa linea anche Sergio Gobbo (Pdl): “Un Presidente della Repubblica deve essere super partes e a mio avviso in alcune occasioni Napolitano non lo è stato.” I due esponenti del Centrodestra concordano anche sul profilo del successore: giovane (nei limiti di quanto prescrive la Costituzione, che fissa a 50 anni l’età necessaria per essere eleggibili), estraneo ai partiti, di riconosciuto spessore intellettuale e prestigio internazionale.

Critico nei confronti del Presidente dimissionario anche Andrea Bernardini, consigliere del Movimento Cinque Stelle di Monselice, secondo il quale “sotto la supervisione di Napolitano abbiamo avuto la peggior classe politica della storia repubblicana.” Per il pentastellato “ora una svolta potrebbe darla solo una persona priva da legami partitici, integra moralmente e soprattutto di alto livello culturale.” Il nome ideale sarebbe dunque quello di Ferdinando Imposimato, magistrato noto per le sue battaglie contro la mafia, contro il terrorismo e in favore dei diritti umani.

Chi promuove, almeno in parte, Napolitano, è Andrea Quadarella, consigliere delle Civiche d’Este: “Anche se negli ultimi anni il rapporto con una parte del Paese si è incrinato, era una persona dalla cultura vastissima e con un’esperienza politica importante, un poliglotta dal profilo internazionale, la cui rielezione è stata, va ricordato, la conseguenza di un grave fallimento dei partiti e in particolare del Pd.” Per quanto riguarda la successione, le prime scelte secondo Quadarella dovrebbero essere Romano Prodi per la sua autorevolezza e Stefano Rodotà per storia e competenze giuridiche. “Sogno Gino Strada, che ha avuto il grande merito di dimostrare come il ricorso alla guerra porti solo a ulteriore violenza” afferma invece Alberto Roman, consigliere atestino del Pd.

Davide Permunian