Rivadolmo, il killer di Ilaria Alpi ospite di don Luca Favarin. Ma il caso potrebbe essere riaperto

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(Ilaria Alpi e Foto: www.data24news.it)
(Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Foto: www.data24news.it)

Nel marzo 1994 Ilaria Alpi ha quasi 33 anni. Lavora per la Rai ed è una giornalista. Conosce diverse lingue, tra cui l’arabo, ed è al suo settimo viaggio da inviata in Somalia. Scopre che tra l’Italia e il Paese africano si starebbero svolgendo, nell’ombra, traffici pericolosi. Non si accontenta di quello che le viene detto dalle fonti ufficiali, vuole andare oltre. Comincia a porre domande, e a raccogliere informazioni. Il 20 marzo telefona ai genitori, rassicurandoli: è tornata a Mogadiscio, la capitale, possono stare tranquilli, è al sicuro. Due ore dopo, un commando armato raggiunge il suo pick-up e apre il fuoco. Ilaria viene uccisa con il suo operatore Miran Hrovatin. Alla verità che cercava, forse, si era avvicinata un po’ troppo.

Dopo un’interminabile sequenza di inchieste, la giustizia italiana condanna un somalo, Hashi Omar Hassan, a 26 anni: a inchiodarlo il racconto di un testimone, tale Ahmed Ali Rage, meglio noto come Jelle, che prima del processo fugge all’estero evitando di ripetere la deposizione precedentemente resa ai magistrati. Hashi, rinchiuso nel carcere di Padova, si vede ridurre due volte la pena grazie all’indulto e alla buona condotta e, da alcuni giorni, è di nuovo libero. Deve scontare altri tre anni di servizi sociali: è stato accolto a Rivadolmo (Baone) nella comunità “Percorso Vita”, onlus seguita da don Luca Favarin.

Nel frattempo, la vicenda ha conosciuto nuovi sviluppi. Jelle, raggiunto nel Nord Europa dalla trasmissione “Chi l’ha visto?”, ha fatto marcia indietro (“L’uomo in carcere è innocente. Io non ho visto chi ha sparato, non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un somalo”). Una colpevolezza, quella di Hashi, alla quale anche i genitori di Ilaria Alpi non hanno mai creduto. “L’unico condannato per l’assassinio di mia figlia Ilaria è innocente. Non ci sono dubbi. È tornato in Italia dopo l’assoluzione in primo grado, dimostrando la sua buona fede. Non c’entra niente in questa storia” aveva detto a suo tempo la madre Luciana su “La Stampa”. Douglas Douale, legale del somalo, ha annunciato che consegnerà alla Corte di Appello di Perugia la richiesta di revisione del processo.

Alcuni documenti degli 007 italiani, desecretati solo di recente, sembrerebbero confermare ciò che molti hanno sempre sospettato: secondo “informazioni acquisite in via fiduciaria”, Ilaria e Miran nel 1994 avevano scoperto una tratta di armi, e potrebbero dunque essere stati messi a tacere dai trafficanti. Il rapporto del Sismi fa addirittura i nomi dei possibili mandanti. Eppure la Commissione parlamentare d’inchiesta del 2006 è arrivata a parlare di omicidio avvenuto “durante un tentativo di rapina”, quasi a sminuire l’accaduto. Perché?