Renzi oltre il 40%, Grillo poco sopra il 21, Berlusconi sotto il 17, Salvini al 6: l’ordine di arrivo era forse abbastanza prevedibile, le cifre decisamente meno. Vince, stravince il Pd, che diventa il primo partito del Pse e quindi potrà esercitare un peso non indifferente nel nuovo Parlamento europeo. Il Movimento Cinque Stelle conferma di avere una solida base elettorale, ma perde 3-4 punti percentuali rispetto a un anno fa. Forza Italia non si avvicina nemmeno all’obiettivo del 20% e si interroga sulla necessità di un rinnovamento interno. La Lega, dopo aver attraversato una fase di grave difficoltà, torna a ritagliarsi uno spazio non indifferente nel panorama politico nazionale. Questi, assieme alla grande avanzata delle forze euroscettiche (su tutte il Front National di Marine Le Pen, alleato del Carroccio, che diventa il primo partito in Francia), i principali verdetti delle elezioni Europee. Estensione ha chiesto un commento ad alcuni politici atestini.
Sergio Gobbo, consigliere di opposizione, vicino a Forza Italia: “Il successo del Pd dimostra come Renzi riesca ad attirare l’interesse degli elettori, che lo vedono come un riformatore. Al premier bisogna riconoscere la capacità di aver portato al voto coloro che volevano astenersi o votare Grillo. Per quanto riguarda il Centrodestra, credo che debba riformarsi, stando più a contatto con i problemi della gente”.
Movimento Este Cinque Stelle: “I risultati parlano chiaro. Ciò che rende più dura la sconfitta è la presa di coscienza del ripetersi di una storia già vista e che pensavamo fosse oramai superata. Ha vinto chi ha saputo raccontare meglio le storielline che ormai il nostro popolo, infantile nel senso etimologico della parola, è abituato a sentirsi raccontare. Siamo vittime dell’immobilismo, della disinformazione e sopratutto dell’ipocrisia di un elettorato che ha preferito guardare il proprio dito più che la luna indicata. Abbiamo sicuramente le nostre colpe, ma conserviamo ancora le nostre certezze. Nessuna massima nella circostanza calza meglio di quella che dice ad sidera per aspera (attraverso le asperità alle stelle)“.
Carlo Zaramella, consigliere di opposizione, Lega Nord: “Siamo stati l’unico partito in Italia ha avuto il coraggio di parlare chiaramente di Europa. Sfido quel 40% di elettori che hanno votato Pd a dirmi cosa sta scritto nel programma europeo di Schulz, mentre chi ha votato per noi sa benissimo la nostra posizione su due temi fondamentali: unione monetaria e immigrazione di massa, attorno ai quali il nostro leader Matteo Salvini ha costruito l’alleanza strategica con la signora Le Pen. Guardo con positività al buon risultato globale del cosiddetto “fronte populista” (gli euroscettici, ndr), critico nei confronti di questa costruzione europea, più basata sulle banche e sulla finanza che sulle necessità dei popoli e dei territori. Mettere in discussione questo tipo di Europa non potrà che fare bene proprio all’europeismo e allo spirito comunitario. Quanto al Pd, spero che il risultato ottenuto sia gestito con intelligenza: avere una maggioranza così ampia non significa poter fare quello che si vuole, soprattutto in tema di riforme istituzionali. Il centrodestra ha bisogno invece di uno svecchiamento radicale, e la Lega può essere il motore del cambiamento”.
Francesco Panfilo, consigliere di maggioranza, Partito Democratico: “A livello europeo la buona affermazione dei partiti euroscettici potrebbe essere di stimolo per riprendere un percorso, bloccato da molti anni, che porti a una vera unione politica. Sul fronte politico interno, invece, il Pd ha ottenuto un risultato superiore alle attese. II ricambio della sua classe dirigente comincia a dare i suoi frutti, perché sembra aver rimosso l’immagine di partito troppo focalizzato a sinistra. Ma il fattore decisivo a mio avviso è stato l’avvio delle riforme: una sfida difficile, che l’elettorato ha voluto premiare. Di segno opposto invece il risultato del Movimento Cinque Stelle. Credo che la campagna aggressiva e di pura denigrazione non abbia pagato. E credo che i grillini siano stati penalizzati anche dalla decisione di rimanere in disparte: una forza politica che conquista il 25% alle politiche non può esimersi dal prendere impegni di governo. Sono convinto che il nuovo Pd e il Movimento Cinque Stelle insieme avrebbero potuto trasformare il Paese i pochi anni. Purtroppo è stata un’altra occasione persa”.
Davide Permunian