Ultimo atto della panoramica offerta da Estensione sui programmi elettorali in vista del voto del 24 e 25 febbraio 2013: concludiamo con il programma del Partito Democratico. Il candidato premier del PD (unico partito a non presentare nel simbolo il nome del proprio leader) è Pierluigi Bersani, reduce dalla vittoria delle Primarie del Centrosinistra svoltesi il 25 novembre e il 2 dicembre, giorno del ballottaggio da cui è uscito vincitore il 61enne segretario di Bettola (Piacenza), battendo il “Rottamatore” e sindaco di Firenze Matteo Renzi. Il PD fa parte della coalizione di Centrosinistra “Italia. Bene Comune”, composta anche da SEL (Sinistra Ecologia e Libertà), dal Centro Democratico e dal Partito Socialista Italiano e si candida come alternativa politica e civica al lungo periodo berlusconiano. Le percentuali pre-voto la vedono in testa nei confronti della coalizione del Centrodestra, seppur con un margine ridottosi nel tempo.
Il Partito Democratico è un partito politico che ispira alle grandi culture politiche che costituiscono oggi il centro-sinistra, ossia la socialdemocrazia e il cristianesimo sociale, con una certa influenza del pensiero socio-liberale ed ecologista. I valori del partito sono formati dalla cultura del repubblicanesimo, il rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, del Risorgimento e della Resistenza. I partiti della cosiddetta “Prima Repubblica” e le loro relative culture e posizionamenti politici di riferimento per il PD sono quelli che componevano l’intero arco costituzionale. Forte è la connotazione europeista del partito e l’influenza del Partito Democratico degli Stati Uniti e del liberalismo americano. Scopo del partito è di creare un nuovo centro-sinistra anche a livello europeo comprendendo anche esperienze politiche che non necessariamente provengano dalla tradizione socialista e socialdemocratica.
Ecco il programma del PD, consultabile integralmente qui:
https://s3.amazonaws.com/PDS3/allegati/il-programma-dei-democratici-e-dei-progressisti.pdf
1) EUROPA
L’immagine e la credibilità dell’Italia nel mondo sono state lesionate dalla cupa stagione berlusconiana. Proseguire nell’azione di recupero pieno del ruolo e del prestigio che compete al nostro Paese è un dovere civico e politico che ci consente di guardare al futuro con la convinzione di poter esprimere compiutamente la grande tradizione europeista dell’Italia fino al suo approdo federale, come postulato con visione profetica da Alcide De Gasperi, Luigi Einaudi e Altiero Spinelli. Dalla crisi non si esce con le ricadute nell’euroscetticismo, ma con più Europa. Attraverso, dunque, il governo dell’Euro e la sua stabilizzazione; attraverso la sottolineatura che non può esserci benessere senza lavoro; attraverso la capacità reale di mettere la finanza sotto controllo, perché gli affari non possono essere condotti senza regole: sono questi i termini di una visione europeista moderna e solidale che giustifica una razionale e misurata cessione di sovranità nazionale. (…continua…)
2) DEMOCRAZIA
Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica e delle virtù prodigiose di un uomo solo al comando. E’ una strada che l’Italia ha già percorso, e sempre con esiti disastrosi. Per noi il populismo è il principale avversario di una politica autenticamente popolare. In questi ultimi anni esso è stato alimentato da un liberismo finanziario che ha lasciato i ceti meno abbienti in balia di un mercato senza regole. La destra populista ha promesso una illusoria protezione dagli effetti del liberismo finanziario innalzando barriere culturali, territoriali e a volte xenofobe. (…continua…)
3) LAVORO
La nostra visione assume il lavoro come parametro di tutte le politiche. Cuore del nostro progetto è la dignità del lavoratore da rimettere al centro della democrazia, in Italia e in Europa. Questa è anche la premessa per riconoscere la nuova natura del conflitto sociale. Fulcro di quel conflitto non è più solo l’antagonismo classico tra impresa e operai, ma il mondo complesso dei produttori, cioè delle persone che pensano, lavorano e fanno impresa. E questo perché anche lì, in quella dimensione più ampia, si stanno creando forme nuove di sfruttamento. Il tutto, ancora una volta, per garantire guadagni e lussi alla rendita finanziaria. Bisogna perciò costruire alleanze più vaste. La battaglia per la dignità e l’autonomia del lavoro, infatti, riguarda oggi la lavoratrice precaria come l’operaio sindacalizzato, il piccolo imprenditore o artigiano non meno dell’impiegato pubblico, il giovane professionista sottopagato al pari dell’insegnante o della ricercatrice universitaria. (…continua…)
4) UGUAGLIANZA
L’Italia è divenuta negli anni uno dei Paesi più diseguali del mondo occidentale. La crisi stessa trova origine negli Stati Uniti come in Europa da un aumento senza precedenti delle disuguaglianze. E dunque esiste, da tempo oramai, un problema enorme di redistribuzione che investe il rapporto tra rendita e lavoro, mettendo a rischio i fondamenti del welfare. Sull’altro fronte, la ricchezza finanziaria e immobiliare è diventata sempre più inafferrabile, capace com’è di sfuggire a ogni vincolo fiscale e solidale. Non si esce dalla crisi se chi ha di più non è chiamato a dare di più. È la crisi stessa a insegnarci che la giustizia sociale non è pensabile come derivata della crescita economica, ma ne costituisce il presupposto. Ciò significa che la ripresa economica richiede politiche di contrasto alla povertà, anche in un Paese come il nostro dove il fenomeno sta assumendo caratteri nuovi e dimensioni angoscianti. I “nuovi poveri”, per altro, continuano ad assistere allo scandalo di rendite o emolumenti cresciuti a livelli indecenti, a ricchezze e proprietà smodate che si sottraggono a qualunque vincolo di solidarietà. A tutto questo bisogna finalmente mettere un argine. (…continua…)
5) LIBERTA’
Per noi libertà è anzitutto la possibilità concreta per le giovani generazioni di costruire il proprio progetto di vita e realizzare le proprie vocazioni. Il nostro progetto non sarà retoricamente per i giovani, ma dovrà essere soprattutto dei giovani. Quegli stessi che oggi, pur ricchi di talento ed energie, trovano le strade sbarrate e sono sistematicamente esclusi. (…continua…)
6) SAPERE
La dignità del lavoro e la lotta alle disuguaglianze s’incrociano nel primato delle politiche per l’istruzione e la ricerca. Non c’è futuro per l’Italia senza un contrasto alla caduta drammatica della domanda d’istruzione registrata negli ultimi anni. È qualcosa che trova espressione nell’abbandono scolastico, nella flessione delle iscrizioni alle nostre università, nella sfiducia dei ricercatori e nella demotivazione di un corpo insegnante sottopagato e sempre meno riconosciuto nella sua funzione sociale e culturale. (…continua..)
7) SVILUPPO SOSTENIBILE
La dignità del lavoro e la lotta alle disuguaglianze s’incrociano nel primato delle politiche per l’istruzione e la ricerca. Non c’è futuro per l’Italia senza un contrasto alla caduta drammatica della domanda d’istruzione registrata negli ultimi anni. È qualcosa che trova espressione nell’abbandono scolastico, nella flessione delle iscrizioni alle nostre università, nella sfiducia dei ricercatori e nella demotivazione di un corpo insegnante sottopagato e sempre meno riconosciuto nella sua funzione sociale e culturale. (…continua…)
8) BENI COMUNI
Per noi salute, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in via di principio, non deve esserci il povero né il ricco. Perché sono beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni di tutti e di ciascuno e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese. I referendum del 2011 hanno affermato il principio dell’acqua come bene non privatizzabile. L’energia, il patrimonio culturale e del paesaggio, le infrastrutture dello sviluppo sostenibile, la rete dei servizi di welfare e formazione, sono beni che devono vivere in un quadro di programmazione, regolazione e controllo sulla qualità delle prestazioni. (…continua…)
9) DIRITTI
Il principio della dignità inviolabile della persona e il rispetto dei diritti umani fondamentali sono la cornice generale entro cui trovano posto tutte le nostre scelte di programma. In particolare, noi ci sentiamo al fianco della lotta di popoli interi per la difesa dei diritti umani, a iniziare da quelli delle donne. Crediamo sia compito dei democratici e dei progressisti affermare l’indivisibilità dei diritti politici, civili e sociali e di farlo valorizzando il principio costituzionale della laicità dello Stato. (…continua…)
10) RESPONSABILITA’
L’Italia ha bisogno di un governo e di una maggioranza stabili e coesi. Di conseguenza l’imperativo che democratici e progressisti hanno di fronte è quello dell’affidabilità e della responsabilità. Per questa ragione, nel momento stesso in cui chiamiamo a stringere un patto di governo movimenti, associazioni, liste civiche, singole personalità e cittadini che condividono le linee di questo progetto, vogliamo assumere insieme, dinanzi al Paese, alcuni impegni espliciti e vincolanti. (…continua…)
Giacomo Visentin