POLITICA – Elezioni, parla Piva: “Persa grande occasione, ora fase difficile. Ma la politica deve cambiare””

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216373_207919935895247_5004352_nL’esito delle elezioni lo sappiamo tutti. Il Partito democratico è prevalso di misura, ma al Senato non ha i numeri per governare autonomamente. Il Pdl è riuscito a ribaltare tutti i sondaggi e le proiezioni iniziali, e ha vinto nelle regioni chiave. Il Movimento 5 Stelle ha conquistato un buon numero di seggi, costringendo chi governerà a un inevitabile confronto. Insomma, è come se l’Italia fosse spezzata in tre, anzi in quattro parti: una che ha scelto Bersani, una che ha deciso di dare ancora fiducia a Berlusconi, una che ha optato per un voto di protesta (Grillo) e infine una che si è rifugiata nell’astensionismo (il 25% degli elettori è rimasto a casa). Come leggere questi dati? L’abbiamo chiesto al sindaco di Este Giancarlo Piva, che a una settimana dalle elezioni rompe il silenzio e per farlo sceglie Estensione.

– Cominciamo dall’inizio: si aspettava questo risultato?

Onestamente no, pensavo che dalle urne sarebbe uscito un esito diverso e più positivo. Sono dell’idea che il mio partito abbia sprecato una grande opportunità. L’attuale situazione politica pone il Paese in uno stallo pericolosissimo, che costerà grandi sacrifici a tutti i cittadini. Il fatto di non avere un governo solido che gestisca le varie problematiche, dal lavoro al sociale, peserà tantissimo. L’esecutivo che nascerà sarà chiamato a una gestione straordinaria, forse sarà in grado di realizzare qualche riforma di particolare urgenza, ma non avrà tempo e modo di confrontarsi con le varie agenzie sociali (sindacati, associazioni di categoria, ndr) per affrontare i nodi critici. Per come la vedo io, la mancata vittoria del Pd rischia di avere ripercussioni molto negative.

– A proposito del PD…Come spiega il suo sostanziale fallimento? Cos’è mancato?

Abbiamo pagato l’appoggio dato a Monti, azione necessaria visto il difficile momento in cui l’Italia si trovava. Se fossimo andati a votare nel 2011, il PD avrebbe sicuramente vinto senza problemi, invece ha scelto la via della responsabilità, sostenendo un governo tecnico. Una decisione che ci è costata cara. Con le primarie siamo rimasti chiusi nel recinto dell’elettorato di Sinistra. Invece di includere, abbiamo scelto di escludere. A mio avviso bisognava invece andare a cercare i voti di tutti coloro che erano delusi dagli altri partiti, come sosteneva Renzi.

574602_312404122196597_1789402270_n-Ritiene che, con il Rottamatore candidato premier, l’epilogo di queste elezioni sarebbe stato diverso?

Certamente. Le idee di Renzi avevano la straordinaria capacità di coinvolgere tante persone, anche elettori di Centrodestra. Il concetto stesso di Rottamazione è stato fatto proprio e riproposto dal Movimento 5 Stelle, e abbiamo visto i risultati che ha ottenuto Grillo. Con Renzi sarebbe stata tutta un’altra storia.

-Berlusconi ha sfiorato l’impresa, rischiando di completare una rimonta che sarebbe stata storica…

Credo sia frutto della sua eccezionale capacità comunicativa. Non ha puntato su programmi complicati, si è rivolto al sentire più diretto dei cittadini. Ha promesso meno tasse e più posti di lavoro, ma non ha spiegato come fare a ridurre le tasse e a creare più posti di lavoro. Ha impiegato anche strumenti scorretti, come la lettera per il rimborso dell’Imu che è arrivata nelle case degli ultrasettantenni. C’è poi un’altra considerazione da fare: Berlusconi è un uomo solo al comando, proprio come Grillo. Bersani, unico tra i candidati, ha deciso di non inserire il proprio nome accanto al simbolo del partito, ma gli Italiani vogliono un leader carismatico. Chiamiamolo leaderismo o personalismo, la sostanza non cambia: la gente ha bisogno di un condottiero. E nell’interpretare questa esigenza Berlusconi è stato un maestro.

– Capitolo Grillo: come valuta l’exploit del Movimento 5 Stelle?

E’ un segnale chiaro e inequivocabile dato ai partiti tradizionali: gli Italiani desiderano un rinnovamento radicale. La politica deve cambiare, i politici devono cambiare, in particolare nel loro modo di rapportarsi ai cittadini. Grillo ha saputo intercettare le voci di protesta che si levavano nel Paese, ora vedremo se, chiamato alla prova dei fatti, sarà in grado di assumersi le proprie responsabilità. Attenzione però: non è solo urlando nelle piazze e sulla Rete che si fa politica, servono anche dialogo e confronto diretto con le persone. Grillo è a tutti gli effetti un monarca all’interno del suo Movimento, non esistono assemblee o congressi, è lui che decide: questa non è democrazia, bensì una pericolosa deriva populista. Il PD sarà brutto e pieno di difetti, ma per costruire il nostro programma noi abbiamo organizzato incontri in giro per l’Italia, abbiamo parlato, abbiamo discusso. Questa sì è vera democrazia.

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– E’ deluso per la sua mancata elezione al Senato? Cosa avrebbe portato in Parlamento?

Sono più rammaricato per il Paese. Per quanto mi riguarda sono sereno perché credo di aver fatto il massimo, vista anche l’attuale legge elettorale. Avrei presentato in Senato le istanze del nostro territorio e delle nostre categorie produttive, ma farò di tutto perché il PD tenga comunque conto di questo. Il doppio incarico? Fare il sindaco e il senatore per me non sarebbe stato un problema.

– Cosa succederà ora a livello nazionale e nel suo partito? E quale sarà il suo personale futuro politico?

Difficile dire cosa accadrà ora a Roma. Il PD proporrà una base programmatica di riforme in Parlamento, alla Camera avrà la fiducia, in Senato si vedrà. Non apriremo a Berlusconi, cercheremo di confrontarci con Grillo. In ogni caso credo che Bersani sia giunto al capolinea: la guida del governo spetta a lui di diritto, ma riuscirà a realizzare solo in parte quello che aveva in mente. Io invece continuerò con umiltà a fare il sindaco della mia città, come Renzi.

– E’ soddisfatto dei risultati ottenuti a Este?

Direi di sì, da noi il PD ha avuto 850 voti in più rispetto alle ultime amministrative: Este ha risposto bene alla mia candidatura. Indubbiamente dovremo riflettere sul forte consenso raccolto dal Movimento 5 Stelle, soprattutto tra i più giovani.

– Come si fa a combattere l’astensionismo?

Fortunatamente la percentuale di chi non si è recato alle urne nella nostra città risulta molto bassa (ha votato oltre l’83% degli aventi diritto, ndr). A livello nazionale invece occorre riflettere seriamente su questo problema. A mio avviso è necessario promuovere maggiore apertura e partecipazione, attraverso le primarie e una nuova legge elettorale. E poi è fondamentale restituire dignità: si può e si deve tornare alla bella politica.

Grazie, sindaco Piva.

Grazie a te e buon lavoro a tutta la redazione!

A cura di Davide Permunian