Pfas, «La politica metta al primo posto la tutela dell’acqua»

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OSPEDALETTO EUGANEO. Dopo la Sesa, sotto la lente d’ingrandimento finiscono i Pfas, le sostanze chimiche usate per rendere impermeabili tessuti e rivestimenti che, in base a quanto è stato ormai accertato, si trovano in grande quantità nelle acque venete mettendo a rischio la salute di 250 mila persone. Si è svolto giovedì sera nella sala civica di Piazza Pertini a Ospedaletto un incontro per discutere del problema, che interessa il Vicentino, una parte del Veronese e il Montagnanese. Durante l’assemblea, voluta dal sindaco Giacomo Scapin, è intervenuto anche Massimiliano Barison, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale e componente della V Commissione (quella dedicata alle politiche socio-sanitarie). «Il tema va messo al primo posto dell’agenda politica, chiediamo scelte coraggiose su ambiente e salute»: questo il messaggio lanciato in coro da cittadini e attivisti, che hanno più volte ricordato il caso dell’azienda statunitense Dupont, condannata a un maxirisarcimento per aver inquinato le acque della West Virginia. Circa una settantina le persone presenti.

In apertura Barison ha illustrato le azioni messe in campo dalla Regione per affrontare la questione, dall’istituzione di una commissione tecnica ad hoc all’installazione dei filtri a carboni attivi, passando per le diverse indagini effettuate per accertare l’entità della contaminazione. In particolare il consigliere forzista ha sottolineato come in Italia non esista ancora una legge che fissa i limiti al di sopra dei quali la presenza di Pfas nell’acqua diventa dannosa: un vuoto normativo parzialmente colmato dai parametri indicati dal Ministero della Salute nel 2014. «Non possiamo accumulare nel nostro sangue un solo nanogrammo in più di queste sostanze» ha detto Antonella Zarantonello, rappresentante del comitato “Acque libere da Pfas”, sottolineandone la pericolosità per la salute. Pericolosità ribadita anche da Agostino Peruzzi, esperto di trattamento delle acque. «Sono composti cancerogeni». Secondo il dottor Vincenzo Cordiano, presidente della sezione vicentina dell’associazione “Medici per l’Ambiente”, «bisognava sospendere subito l’erogazione di acqua potabile nelle zone coinvolte».

Presente in sala anche Giuseppe Mossa, presidente del Centro Veneto Servizi, ente che fornisce acqua a 59 Comuni nel padovano e nel vicentino, tra cui Sarego, uno dei più interessati dal problema. «I Pfas finora hanno richiesto da parte nostra interventi per quasi due milioni e mezzo di euro, cifra che spero sia restituita, un giorno, da chi ha inquinato». La principale sospettata al momento è l’azienda Miteni di Trissino, che è finita sotto l’attenzione della magistratura ma respinge le accuse. Il sindaco Scapin in chiusura ha confermato la necessità di svolgere un’indagine epidemiologica nella Bassa Padovana e si è detto pronto a chiedere che la stessa indagine passi sotto il controllo della Regione.