Si chiama accattonaggio uno dei principali problemi irrisolti con cui in questo momento devono fare i conti numerose città italiane. Chiedere l’elemosina negli ultimi anni è diventato spesso un’attività ben organizzata e attentamente pianificata: un autentico affare per chi da dietro le quinte tiene le fila dell’intero sistema, un cruccio non da poco per commercianti, amministratori, forze dell’ordine e cittadini comuni. I mendicanti, in maggioranza stranieri, sporchi, malvestiti e non di rado fisicamente mutilati, si sistemano sul sagrato delle chiese, fuori dai negozi, lungo le vie più affollate per cercare di suscitare pietà nei passanti e raggranellare qualche spicciolo. Alcuni, pur di ottenere qualcosa, manifestano atteggiamenti molesti specie nei confronti di donne e anziani. Anche a Este in passato sono state fatte segnalazioni di questo tipo, legate soprattutto alla presenza di posteggiatori abusivi nel parcheggio adiacente all’ospedale. Dopo l’aggressione subita da monsignor Luciano Carraro ad opera di un questuante particolarmente turbolento durante una funzione, nel 2012 il sindaco Piva decise di passare alle maniere forti ed emanò un’ordinanza che vietava la richiesta di elemosina su tutto il territorio comunale. Non sempre, però, queste misure si rivelano sufficienti. Anzi. Fino a non molto tempo fa, per esempio, fa la zona circostante della Basilica delle Grazie pullulava di mendicanti, che puntualmente al termine della messa si presentavano alle porte a “riscuotere” le offerte dei fedeli.
Altrove c’è chi, esasperato, ha fatto scelte drastiche. Come la direzione di un supermercato di Catania, che ha sistemato all’ingresso un cartello con il seguente messaggio: “Non fate l’elemosina agli zingari davanti alla porta. Guadagnano dai 60 agli 80 euro al giorno, più di un operaio specializzato italiano”. La decisione, spiegano i protagonisti della trovata, si è resa necessaria per tutelare la propria clientela. E, per il momento, sembra aver sortito gli effetti sperati, visto che i mendicanti solitamente presenti all’esterno del supermercato non si vedono più. Il caso ha subito scatenato un mare di polemiche soprattutto nel mondo delle associazioni di volontariato, che ritengono il messaggio fortemente razzista e discriminatorio. Ma l’esempio è stato subito imitato. A Ferrara il dirigente di un altro supermercato ha fatto lo stesso, e c’è da scommettersi che iniziative simili si ripeteranno ancora in tutta la penisola. Sulla loro effettiva utilità, in ogni caso, resta più di qualche dubbio. La sensazione è che il problema non sparirà, semplicemente si trasferirà in altri lidi. E chi finora ha realmente lucrato sull’accattonaggio, continuerà a farlo.
Il punto è che, come conferma ai microfoni di Tg Verona anche Luigi Altamura, comandante della Municipale veronese, mancano strumenti normativi efficaci per contrastare la piaga. Non basta il database unico per le Polizie Locali di tutti i capoluoghi del Veneto, non bastano le multe, peraltro quasi mai pagate, non bastano i fogli di via né le ordinanze comunali. Il fenomeno persiste, e non accenna minimamente a diminuire la propria portata. Evidentemente, per chi lo controlla, rappresenta un’opportunità considerevole, al quale risulta difficile rinunciare. Pazienza se i soldi sono ottenuti sfruttando dei disperati arrivati da lontano, senza casa né futuro, e spediti a elemosinare per le strade. La fonte è sicura e gli introiti abbondanti: non è difficile intimorire una giovane donna e convincerla a sborsare pur di evitare guai, ed è ancora più semplice far leva sul buon cuore di un’anziana signora che rientra a casa dopo aver partecipato a un rito religioso. Anche questo è business, bellezza. Finché gli euro continueranno ad arrivare, e finché non si ragionerà seriamente su come colpire i criminali che gestiscono il racket, nessuno si fermerà.
Davide Permunian