Con la Rivoluzione Francese del 1789, sono nati “idealmente”, anche se molto vacui, i concetti di destra e sinistra. Fin dalla seconda metà dell’Ottocento, gli ideali politici e sociali si collocavano, in Parlamento, in questi due principali schieramenti. L’ideologia principale era il Liberalismo: quello progressista faceva riferimento alla sinistra, quello conservatore e nazionale alla destra. Alla fine del secolo, con la comparsa sulla scena politica europea di nuove ideologie, quella socialista e del cattolicesimo sociale, e con la nascita dei partiti di massa, i due concetti sono mutati: a sinistra si collocavano i socialisti, i comunisti (o socialisti radicali), gli anarchici, i repubblicani e i progressisti. Al centro i popolari o cattolici. Alla destra i liberali, i monarchici, i conservatori, i nazionalisti e i fascisti, anche se, a detta del fondatore del movimento fascista, quest’ultimo non c’entrava con la destra.
I partiti di massa,che si rifacevano a questa o a quella ideologia, e di conseguenza questo dettagliato schieramento, era affine e compatibile con la società agricola-industriale. Oggi non è più così: viviamo in una società Postmoderna, la società, a detta di Bauman, del “tramonto delle ideologie”, una società non più di massa, ma dei servizi, delle comunicazioni digitali, dei social network e della globalizzazione multilivello. Secondo l’ex Premier Mario Monti il paradigma di differenziazione non è più tra destra e sinistra, ma tra riformisti e populisti, secondo il neo Premier Renzi tra Innovatori e Conservatori, secondo il leader greco Alexis Tsipras, candidato alla Commissione Europea e leader di Syriza, solo la sinistra ha ancora senso.
Perciò la vera domanda è: possiamo ancora parlare di destra e sinistra?
Cosa vuol dire la parola ideologia nel “nostro” tempo?
Siamo di fronte ad un nuovo paradigma di differenziazione degli ideali politici e sociali? E di questi ultimi ne stanno nascendo di nuovi o, dietro a mille caricature, sono sempre gli stessi?
Riforme, Renzi: “Incontro con il M5S in settimana. Immunità? Parliamone”
Nuova lettera del premier ai grillini: “Giovedì o venerdì, in streaming. Chiudere entro il 2015”. Di Maio: “Le nostre risposte domani”. A Palazzo Madama, intanto, via alla discussione sul nuovo Senato. I 5 Stelle: “Sarà battaglia”. Salvini ai democratici: “Nostro sì non è scontato”. Berlusconi, intanto, riunisce i suoi.
“Siamo d’accordo nell’incontrarci di nuovo e vi diamo la disponibilità per le giornate di giovedì o venerdì. Va bene presso la Camera, va bene in streaming, fateci sapere”. Così Matteo Renzi insieme ai vertici Pd risponde all'”ultimatum” di ieri del M5S sulle riforme con un’altra lettera, definendo “molto interessanti” le risposte ricevute qualche giorno fae rispondendo punto per punto. E, poco dopo, la replica del grillino Di Maio: “Abbiamo letto la lettera del Pd. Domani riceveranno una risposta”.
Riforme, Berlusconi riunisce i suoi: “Datemi ancora fiducia, manteniamo il patto”
Fronde interne ai partiti, il leader di Forza Italia (alle prese col processo d’appello per il caso Ruby) incontra i parlamentari azzurri: “Basta litigi in spogliatoio, così perdiamo tifosi”. Dissidenti nel Pd, stasera Renzi vede i gruppi dem.
“Datemi ancora fiducia, manteniamo il patto”. E’ iniziata con oltre 40 minuti di ritardo la riunione dei gruppi parlamentari di Forza Italia con Silvio Berlusconi giunto in piazza San Lorenzo in Lucina a Roma, sede del partito azzurro. Ed è il Cavaliere (alle prese col processo d’appello per il caso Ruby) a fare il punto della situazione sul nodo delle riforme alla luce delle ultime polemiche sui cosiddetti frondisti: l’idea era quella di mettere fine una volta per tutte ai malumori interni a Fi sulle riforme.
Draghi: «La flessibilità non è l’unica strada. Servono le riforme»
«Pensare alla flessibilità come all’unico modo che i paesi hanno per rilanciare la crescita è abbastanza limitativo». Il presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ieri ha lanciato l’ennesimo avvertimento contro l’ipotesi di allentare il Patto di Stabilità e Crescita. «Le regole attuali contengono già flessibilità sufficiente», ha detto Draghi in un’audizione davanti alla commissione economica dell’Europarlamento. «Dovremmo prestare molta attenzione a non tornare indietro rispetto al rafforzamento del quadro di regole del «Six pack» e del «Two pack» o a non annacquare la loro attuazione al punto che non siano più viste come un quadro credibile».
Umberto Marsilio