“Andate sempre a votare. Chi non sceglie lascia il potere alla folla. E la folla sceglie Barabba, sempre.”
Ironico, incisivo e chiaro, Benigni non delude mai. Ti lascia un sorriso sul volto dal retrogusto amaro, perché in fondo si tratta di noi. Si tratta di noi che passiamo ore su facebook anziché leggere un quotidiano, di noi che tra un programma di dibattito e una soap-opera “spegni-cervello” preferiamo andare in stand-by. Si tratta di noi che sputiamo in faccia ai nostri diritti, che spesso siamo convinti che non votare danneggi i partiti, lo stato o il governo con i quali siamo adirati – ma quelli rimangono sempre gli stessi, ci dice Gaber-. Si tratta di noi e la pigrizia della nostra generazione influenzata da una filosofia di furbi e di ignoranti, di gentaglia che pensa al proprio tornaconto e a farla franca.
Generalizzo, lo so, e troppe volte sento generalizzare. Di bei cervelli – di cervelli in funzione intendo – ce ne sono tanti. Di persone che si impegnano nel sociale, che si informano, che pensano con la propria testa , che guardano il mondo con occhi critici, pure. Ma sono troppo pochi. Per quello vengono ignorati dalle statistiche od oltraggiati dalle generalizzazioni. Perché rappresentano l’eccezione, quando vorrebbero essere la regola.
Non c’è più tempo per lamentarsi, per criticare senza alcun fine costruttivo. Siamo cresciuti e siamo diventando adulti, e durante questi anni di studio e di lavoro ci siamo formati come persone in primis e come cittadini in secondo luogo ma non meno importante. Ed insieme alla patente, ai jeans diventati corti, allo studio forsennato pre-esami, alla prima auto, alla scomparsa del coprifuoco, alle scarpe un po’ più piccole, arriva anche il voto – non meno desiderato, si spera, di tutte la altre novità.
Finalmente uno strumento tutto nostro per cambiare le cose; all’apparenza sembra piccolo, innocuo e non poi così potente, perché alla fine il mio singolo voto cosa mai potrà cambiare? Cambia. Se tutti si fermassero a questo dubbio, allora vivremmo nella totale apatia, in una dittatura assoluta ed eterna. Ma le nostre idee, la nostra opinione hanno un valore ed un potere forte.
“Nessuno ha mai commesso un errore più grande di colui che non ha fatto niente perché poteva fare troppo poco”. Non è inoltre lecito nascondere ignoranza e pigrizia dietro al disinteresse: chi non vota adducendo come scusa l’essere poco informato compie l’errore di sostenere che la politica possa non interessargli quando invece incrocia costantemente la sua vita, cambiandola.
Lo spettacolare Benigni continua esortandoci: “Io vi dico di amare più che rispettare la politica, è la cosa più alta per organizzare la pace, la serenità e il lavoro”. Diamo un senso a questa frase facendola rivivere nelle nostre scelte.
Un diritto, che si trasforma in dovere al ricordo di quanti hanno speso la propria vita per questo privilegio, di quanti sono morti per portare avanti una convinzione che ritenevano giusta, di quanti si sono visti negare ogni libertà per averne pretesa una in più. Votiamo dunque anche per tutti loro e per Emmeline Pankhurst, suffragetta di fine ‘800 che, legatasi con catene ad un lampione di fronte alla sede del governo britannico, gridava con tutta la voce che aveva “We are here, not because we are law-breakers; we are here in our efforts to become law-makers” (“siamo qui non per distruggere le leggi ma siamo qui con i nostri sforzi per farne” ndr).
E quindi facciamolo. Leggiamo, documentiamoci, informiamoci e votiamo. Le prossime elezioni europee del 25 maggio aspettano solo noi. Niente scuse, diamoci una mossa.
Alice Pizzo