
Foto di Carlo Dotto)
– Buongiorno signor Biasetto, quali sono state le maggiori soddisfazioni e le più grandi delusioni in questi anni di presidenza?
Penso anzitutto di aver creato un clima politico tranquillo tra tutti i consiglieri del Parco e questo ha consentito di poter amministrare senza grossi problemi. Delle soddisfazioni sono arrivate con l’ottenimento della Carta Europea per il turismo sostenibile nel 2012 e la realizzazione, grazie alla collaborazione della Provincia e la Fondazione Cassa di Risparmio, dell’anello ciclabile attorno ai colli, oltre all’attivazione di varie iniziative di promozione turistica.
Tra le delusioni maggiori, che hanno influito sulla scelta di dimettermi, c’è l’incertezza della Regione Veneto, di cui il Parco è un ente strumentale. Non è mai stato facile far comprendere alla Regione che certi interventi, per esempio quelli sulla manutenzione dei sentieri, dovrebbero essere visti non solo come oneri da sostenere ma come investimento, poiché chi arriva nel Parco vuole trovare un ambiente in ordine e ben tenuto.
– Che responsabilità ha la Regione nella vicenda?
Non è giusto scaricare tutte le colpe sulla Regione, tuttavia essa ha delle responsabilità. Noi, in risposta alla richiesta di ridurre i costi, abbiamo ridotto le spese di funzionamento di circa il 30% negli ultimi anni. Soprattutto, proprio per arrivare a questo obiettivo, abbiamo cercato di migliorare la Legge Istitutiva , e abbiamo avanzato delle idee. I sindaci del nostro territorio hanno elaborato una proposta che è stata consegnata nella primavera del 2013, una l’ha fatta la Giunta regionale, ma questa non andava bene perché c’erano i presupposti per un affossamento del Parco. Infine ne ha fatta una anche il Pd. Di tre proposte di legge non ne è stata presa in considerazione nemmeno una, e questo è anche uno dei motivi che ha portato allo stallo attuale.
– L’impossibilità di pagare gli stipendi ai dipendenti stabili del Parco e il diniego di assunzione di lavoratori stagionali, i quali hanno un ruolo molto importante nella manutenzione del Parco e nella preservazione dell’equilibrio ambientale e territoriale, assieme alle vicissitudini prima analizzate, hanno portato quindi alla sua decisione di dimettersi…
Ad oggi non abbiamo ancora la garanzia di poter assumere gli stagionali. Per quanto riguarda i lavoratori stabili, li stiamo pagando in scoperto di cassa, sebbene siano previsti nel bilancio della Regione. La situazione è ancora confusa e il problema maggiore è quello dei cinghiali, molto importante sotto il profilo della sicurezza e dell’equilibrio ambientale. Gli stagionali venivano assunti proprio con lo scopo primario di arginare questo problema.
– A titolo esemplificativo per i lettori, potrebbe descrivere brevemente il rapporto amministrativo e economico-finanziario che lega ente Parco Colli Euganei e Regione Veneto?
Il Parco non dispone di risorse proprie, dunque tutte le sue attività devono essere finanziate dalla Regione. Noi abbiamo 28 dipendenti stabili che non sono stati assunti dal Parco, ma assegnati dalla Regione. Questi lavoratori non possono essere licenziati su due piedi, anche perché ci sono alcune attività che il Parco deve svolgere, per esempio ci sono un ufficio tecnico e uno agro-forestale e ci sono strutture dove si effettuano attività di educazione ambientale che richiamano all’interno del Parco circa 7000 presenze annue.
– In Veneto ci sono 5 Parchi regionali, qual è la loro situazione?
I parchi del Sile, della Lessinia e del Delta del Po sono, come noi, enti strumentali della Regione mentre il Parco delle Dolomiti Ampezzane ha regole un po’ diverse, però tutti i parchi stanno vivendo periodi di grave sofferenza, per esempio il Parco del Delta del Po è stato commissariato.
– Il Parco dei colli Euganei è tra i più densamente abitati, questa crisi a livello amministrativo che ripercussioni può avere per le persone che vi risiedono?
Spero ci siano solo ripercussioni positive perché io le dimissioni le ho date per questo motivo, non per una crisi politica: la maggioranza è ancora coesa attorno a me e tuttora ricevo sollecitazioni per rivedere la mia posizione. Ma io non tornerò sui miei passi finché non avrò da parte della Regione segnali forti. Credo che, comunque, alla fine la cosa si risolverà e che dal punto di vista delle persone che vivono nel Parco non ci saranno conseguenze negative.