Fusione sì o fusione no? Serata di presentazione per il sindaco di Este Giancarlo Piva, che ieri sera ha illustrato alla comunità del Patronato S.S. Redentore l’analisi preliminare di fattibilità della fusione tra i Comuni di Este e Ospedaletto Euganeo. Una trentina i presenti, tra cui alcuni consiglieri comunali di maggioranza che hanno deciso di accompagnare il primo cittadino, in un “tour” informativo che affronta un tema spinoso e finora accolto solo parzialmente in maniera positiva dagli abitanti delle due aree.
“Il percorso di fusione è stato fin da subito un punto chiaro del nostro programma elettorale” esordisce Piva. “Sono tre le diverse forme attraverso cui gli enti comunali possono aggregarsi tra loro: convenzione, unione e fusione. La convenzione è una forma leggera di collaborazione, l’unione porta alla creazione di un nuovo ente pubblico formato da più Comuni. Creare un nuovo ente significa dover sostenere nuovi costi di struttura. La scelta è quindi ricaduta sulla fusione”. Il sindaco racconta come Este abbia chiesto ai vari Comuni limitrofi di avviare un progetto di questo tipo, ma ricevendo una risposta positiva solo da Ospedaletto Euganeo. Era il giugno 2012 quando il primo consiglio comunale unificato si riuniva al Collegio Manfredini, a metà strada tra i due paesi. Da lì la richiesta dei consiglieri comunali di entrambe le cittadine di approfondire la questione, avviando uno studio di fattibilità e accendendo il dibattito pubblico.
La legge vigente proibisce la creazione di un nuovo Comune se questo non ha almeno 10mila abitanti. “Se la fusione avviene, Ospedaletto non può scindersi nuovamente” intima Piva. In caso di fusione, il nuovo Comune unico sarebbe il secondo più popoloso della provincia di Padova, dopo il capoluogo e Albignasego, con quasi 23mila residenti (oltre 16mila gli atestini, quasi 6mila quelli di Ospedaletto).
Si entra poi nello specifico con le dinamiche demografiche. Piva mostra come Este sia una città anagraficamente più “vecchia” di Ospedaletto. “Questo significa una minore produzione di reddito e una maggiore richiesta di servizi. Non a caso le coppie anziane si trasferiscono qui per usufruirne, mentre quelle giovani cercano casa nei Comuni limitrofi, sebbene a Este ci siano ben 1.300 appartamenti vuoti” chiosa ancora il sindaco.
Il primo cittadino insiste sullo scambio di risorse umane e di servizi che i due Comuni effettuano quotidianamente. “Ogni anno in molti cambiano casa e si trasferiscono nell’altra cittadina, a testimonianza di un’osmosi continua e di un’identità collettiva unitaria che lega i due centri. Buona parte dei residenti di Ospedaletto, inoltre, si reca a Este ogni giorno per studiare e lavorare”.
Este e Ospedaletto condividono anche gli stessi problemi di criticità ambientale, che però non vengono affrontati in maniera unitaria. I “profumi” provenienti dalla Sesa riguardano tutta la zona, ma a ricevere l’utile annuo di 1 milione e 800mila di euro , in quanto socio di maggioranza, è solo Este, con Ospedaletto che rimane a secco. Un utile che verrebbe spartito qualora il Comune divenisse uno solo. La parte relativa alle conseguenze economiche è lunga e approfondita, la conclusione è una sola. “La fusione è finanziariamente sostenibile, è meno costosa dell’unione, conviene ai cittadini di Este e anche a quelli di Ospedaletto. Ed è un modo serio per diminuire i costi di struttura” dice con fermezza Piva.
Sulla carta, in effetti, i risparmi sarebbero evidenti. L’istituzione di un’unica Giunta comunale (e un unico sindaco), la riduzione delle funzioni del segretario e altri piccoli interventi nell’organigramma garantirebbero un risparmio lordo totale nei costi di struttura tra i 308 e i 407mila euro. Per non parlare dei contribui annui che arriverebbero dallo Stato: 890mila euro ogni anno per 10 anni, più la sospensione del celeberrimo Patto di stabilità per due anni. Con 5 milioni di euro fermi nelle casse ospedalettensi, e 4 in quelle atestine, il totale dei nuovi fondi a disposizione (fin da subito) del territorio sfiorerebbe quota 20 milioni di euro. Un bel gruzzoletto.
Il sindaco afferma di non portare avanti questo progetto “solo per il risparmio”, ma di farlo “principalmente per la convinzione che un territorio unito possa attrarre più sviluppo. Le divisioni sono fonti di ineguaglianze, mentre una fusione può guidare una strategia di sviluppo locale. Perché questo è un percorso che non può finire così, ma che deve continuare e ripetersi con Baone, Carceri, Sant’Elena e altri”. Si preannuncia ostico il campanilismo delle altre cittadine. Ma Piva non sembra preoccupato, e cerca di far cambiare idea gli scettici: “Possono coesistere identità e appartenenze plurime: le identità non verranno mai meno. Già i giovani non sentono più questa forte appartenenza locale, ma guardano oltre. Siamo ormai cittadini del mondo, è inutile nascondersi sotto un campanile”.
E che fine farà il Consiglio Comunale di Ospedaletto? Il sindaco tenta di tranquillizzare i cittadini di Ospedaletto, garantendo la creazione di un Comitato municipale, formato da un prosindaco e da altre due persone, una appartenente alla maggioranza e una all’opposizione, residenti a Ospedaletto e nominati dal Consiglio comunale della nuova città unica. I costi? Zero. Le funzioni? Ascoltare e recepire le esigenze dei cittadini, monitorando il loro grado di soddisfazione. E il nome del nuovo Comune? “C’è già una commissione di storici all’opera. E’ necessario che rappresenti tutto il territorio e che vada bene per le fusioni successive. “Este” può essere il nome che aggrega la nostra comunità”.
La serata si conclude con le domande e i dubbi degli spettatori e le risposte chiarificatrici di Piva. Ora, la palla passa ai cittadini: la fusione è infatti un processo democratico, e saranno gli abitanti delle due cittadine a decidere il proprio destino attraverso un referendum popolare, previsto forse per il 2015. Non sarà necessario raggiungere un “quorum”; se la maggioranza dei votanti di ciascun Comune voterà a favore della fusione, la Regione produrrà una legge regionale che fonderà ufficialmente i due enti. Avranno la meglio il beneficio economico e lo spirito comunitario o il campanilismo e l’attaccamento alla propria identità?
Giacomo Visentin