Carogna italiana

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Genny-a-carognaCi sono partite di calcio che non sono partite di calcio. La finale di Coppa Italia disputata lo scorso sabato sera allo stadio Olimpico di Roma non è stata un evento sportivo, ma la triste vetrina di alcuni dei peggiori tumori che nel tempo hanno trasformato il nostro Paese, o quello che ne resta, in rivoltante teatrino dove il giusto soccombe e le carogne comandano. Già, le carogne. Perché prima che il match, in abbondante ritardo, iniziasse, le autorità hanno dovuto scendere a patti con gli ultras del Napoli. Guidati, questi, da un personaggio ormai diventato una celebrità: Gennaro De Tommaso, in arte “Genny ‘a carogna”, figlio di un noto camorrista che, colpito da Daspo, in uno stadio non poteva nemmeno mettere piede. E che, a scanso di equivoci, indossava una maglietta con la scritta “Speziale libero”. Sì, proprio Antonino Speziale, l’uomo che il 2 febbraio 2007 colpì a morte l’ispettore Raciti nell’ambito degli scontri tra la tifoseria del Catania e quella del Palermo fuori dallo stadio Massimino. E’ stato lui, con un gesto, a ordinare agli ultras di interrompere il lancio di petardi e fumogeni, e a dire che la partita andava giocata. Lui, un criminale, un violento, un rissaiolo professionista, ha deciso cosa si doveva fare. Mentre lo Stato, seduto in tribuna, stava a guardare, muto e colpevolmente impotente. 
Vergogna. Per gli spari fuori dall’Olimpico, per il ragazzo ferito che ancora lotta sospeso nel labile confine tra la vita e la morte, per gli scontri, assurdi e intollerabili, tra tifoserie. Vergogna. Per la devastazione nelle strade, per una città, la capitale, tenuta sotto scacco da un branco di imbecilli. Vergogna. Per il calcio vero e i valori dello sport, ancora una volta calpestati, offesi, massacrati. Vergogna. Per i poliziotti costretti a prendersi gli insulti, sputi, le pietre, le bombe carta per millecinquecento euro al mese. Vergogna. Per le istituzioni degradate da un delinquente comune, per un sistema che non impara mai dai propri errori, per chi pensa solo al business e alla poltrona e non ha il coraggio, la dignità e la serietà di dire basta a questo schifo. Vergogna. Per tutti i cittadini onesti che sabato sera si sono chiesti che senso ha rispettare le leggi in Italia, per tutti coloro che hanno gridato di rabbia e di dolore nell’assistere all’ennesima umiliazione di questo Paese.
Vergogna. 
Davide Permunian