Il voto, a che cosa mi serve? Vivo bene lo stesso no?!
I nostri bisnonni e quelli prima di loro non la pensavano allo stesso modo, basti pensare a quante proteste e quanti manifestazioni, e purtroppo quanti morti, ci furono per guadagnare gradualmente il suffragio universale nelle varie nazioni.
Nel nostro paese, con la proclamazione del Regno d’Italia, nel 1861 si adottò lo Statuto Albertino che concedeva diritto di voto solo a cittadini maschi, oltre ai 25, purché sapessero leggere e scrivere e avessero un certo reddito. I votanti non erano in molti dato la ricchezza era in mano a pochi e l’analfabetismo arrivava a livelli del 90%.Gradualmente si riuscì ad abbassare la soglia del censo necessario per votare, tuttavia gli elettori rimanevano un gruppo ristretto. Nel 1912 si arrivò al suffragio universale maschile, un grande passo avanti, ma solo nel 1946 l’Italia permise alle donne di accede alle urne.
Adesso sembra che lo sforzo di tutte quelle persone, che andarono in piazza a protestare ed a lottare per una maggiore equità, sia stato inutile, perché ora il diritto di voto è ignorato da una parte degli elettori.Ecco qualche dato: nelle elezioni politiche del 2008 l’affluenza alle urne è stata dell’80,47% per la Camera e del 80,46% per il Senato; nelle elezioni politiche del 2013 è stata del 75,18% per la Camera e del 75,21% per il Senato.
Se obiettivamente il voto rappresenta uno dei mezzi più potenti che un cittadino, all’interno di un’istituzione democratica , può avere per partecipare al miglioramento del proprio paese, perché il 25% degli elettori ha deciso di non votare?
Tuttavia, per non pensare che l’Italia sia l’unica ad avere problemi, è da notare che gli Stati Uniti d’America nelle ultime votazioni politiche ha avuto una percentuale di astensionismo del 40%.
Le cause potrebbero essere le più varie, ma principalmente tre sono le più importanti: oggi il significato del voto è cambiato, ha perso quell’aura di sacralità legata alla conquista delle libertà, un’altra motivo è la mancanza dell’interesse e dell’amore per il proprio Paese legato ad un’altro evidente fattore, la sfiducia verso i partiti.Bisogna specificare, anche , che l’astensione potrebbe essere una forma di protesta, ma bisognerebbe utilizzarla con cautela, poiché lascerebbe campo libero a persone mal intenzionate.
Lo Stato è come un’albero e i suoi cittadini come le sue foglie, se ne cade una magari non ce se ne accorge, ma se il numero di foglie cadute aumenta si inizia a percepire il vuoto che hanno lasciato. L’albero senza le sue foglie non può ricevere nutrimento e muore, la stessa coda vale per un Governo democratico senza il popolo.
Per interessarsi al miglioramento del proprio Paese non bisogna per forza diventare politologi, ma basta poco: non cambiare canale alla televisione quando si sente parlare di politica, non basarsi su preconcetti o su tutto ciò che si sente dire da persone in giacca e cravatta, ma soprattutto partecipare ed esser protagonisti, anche nel nostro piccolo, del proprio Paese.
I nostri nonni e bisnonni ci hanno fatto un dono, la possibilità di dire la nostra, non sprechiamola.
Pietro Zangrossi
articolo senza capo ne coda,le cose scritte sono trite e ritrite, non c’è sostanza, è stato scritto tutto e niente
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