
Vincitrice delle primarie del Partito Democratico di Abano Terme davanti a Pozza e Marin, Monica Lazzaretto sarà il candidato sindaco del Comune termale alle elezioni di giugno. Con un passato da professoressa alle scuole superiori, oggi la Lazzaretto dirige il centro studi della Cooperativa Olivotti di Mira (VE), accreditato dal Miur e dalla Regione Veneto come ente di formazione superiore e come centro della prevenzione del disagio giovanile e della promozione del benessere. Oltre a formare genitori, educatori e insegnanti, il centro è inserito in una comunità che ospita tossicodipendenti e minori che hanno subito maltrattamenti. Al centro Olivotti vengono svolte attività culturali e scolastiche.
– Come mai ha deciso di candidarsi sindaco di Abano Terme?
«Perché siamo caduti in basso nelle relazioni, nei rapporti tra le persone: non c’è più voglia e desiderio di comunicare. Non esiste più una comunità coesa, perché manca rappresentanza e, di conseguenza, partecipazione. Come genitore e anche come educatore non posso accettare un tale peggioramento nell’interazione fra i cittadini, così ho deciso di propormi alle primarie del Pd e candidarmi primo cittadino. Abano deve tornare a essere una collettività e investire su relazioni migliori di quelle che vengono instaurate oggi. La città deve crescere nella propria comunicazione: non si deve considerare Abano come la sola zona termale, ma anche nei suoi quartieri. Chi vive nelle frazioni aponensi vuol prendersi cura della propria città e vuol essere riconosciuto come persona che può esprimere delle valutazioni e dare dei consigli sulla vita comunitaria. Chi, se non chi vive nei quartieri, può dire di cosa ha bisogno il nostro territorio?».
– Cosa può dare Abano Terme ai giovani?
«Abano può ascoltare i propri giovani e renderli partecipi nelle decisioni che vengono prese. È necessario mettere i ragazzi nelle condizioni di “fare” per sé e per gli altri. Nella nostra città si sente il bisogno di creare un incubatore per i giovani, ovvero un luogo di ritrovo in cui dal confronto e dallo scambio di idee e progetti i ragazzi possano uscire valorizzati. Attraverso il dialogo i giovani potranno tornare ad interessarsi della “cosa pubblica” proponendo le idee della loro generazione. Mi metterò a disposizione per far parlare le nuove generazioni e far decidere a loro che cosa può essere fatto, per loro, ad Abano».