EDITORIALE – Niente è peggiore del niente

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faro

Nietzsche chiama “nichilismo” la negazione di ogni valore: “il più inquietante tra tutti gli ospiti”.

E’ molto difficile nella nostra società “incontrare” qualcuno che creda in Dio. Confidare in un’entità superiore che ci governi può risultare sciocco e da creduloni, quindi il non credere risulta in quel caso l’unica strada da perseguire. Per alcuni è un grosso interrogativo che non hanno interesse a capire, a metabolizzare e a risolvere, meglio la negazione a priori.

Quello che però è veramente triste non è l’ateismo in sé, ma la mancanza di fede nell’individuo, nella libertà, nell’identità della persona. Tutti noi, altresì, compiamo nella quotidianità degli incredibili atti di fede per varie motivazioni, consigliati dalla ragione, dal cuore o dalle necessità.  Durante l’infanzia  il bambino trova rifugio nell’amore incondizionato  dei genitori, questo è l’esempio perfetto dove tutti e  i tre valori sopra citati vengono incarnati; successivamente i punti di riferimento si diversificano e il nostro centro di gravità si allarga, comprendendo altre persone, le istituzioni, come la scuola, la politica e lo sport.

Viviamo in prima persona un altro atto di fede quando l’amore ci coinvolge e ci porta ad abbassare le nostre naturali difese, fidandoci di quella persona, magari senza un vero motivo razionale, e sempre senza una ragione pensiamo di trascorrerci in resto della vita, confidando in un futuro insieme. Il giusto e naturale conseguimento di una famiglia è un figlio, una donna mette al mondo un altro essere umano… che grande atto di fede!

Appare chiaro a questo punto, come nel nostro corredo cromosomico mentale, il “niente” non sia previsto, un uomo non può vivere senza una luce, una speranza, una guida che gli indichi la strada, che non deve essere necessariamente corrispondente al Dio nel senso strettamente cattolico e ultraterreno, ma a un dio personale, che ognuno di noi deve collocare come punto focale della propria esistenza, la molla che spinge verso una vita piena, completa, ricca di affetti, di armonia, di colore e di calore.

La vita ha senso solo se abbiamo qualcosa in cui credere, se nella nostra vita manca quel raggio di sole, quella speranza in un futuro più luminoso del presente, la vita stessa perde di significato e il triste destino per coloro che non trovano la loro strada è lo smarrimento.

Lucrezia Guzzon

3 Commenti

  1. In una società ultrareligiosa come la nostra non è affatto difficile trovare troppa gente che crede in Dio. E trovo inappropriato lamentare il calo di fede, in quanto è normale che rispetto a 50 o anche 30 anni fa si creda meno, il progresso ha fatto maturare le persone e ha reso inutili le favole. Chi crede è meglio che lo accetti. Certo, comprendo che come molte persone non vogliano crescere e uscire dal mondo delle fiabe, per la protezione che si prova nel sicuro mondo dei bambini, molti non accettino che non ci sia nessuna entità religiosa che ci governa, ma al massimo un combinarsi di sorde forze scientifiche. È triste? Per chi non accetta la nostra natura umana sì. Per chi invece comprende che essere un animale come gli altri ma con capacità infinite, nella finitezza dell’esistenza (il contrario della prospettiva religiosa, che racconta di un’esistenza infinita anche dopo la morte, ma limita le nostre capacità con regole su regole) non è né triste né felice di per sé, dipende da noi e dalle circostanze in cui viviamo. Il famoso relativismo, contro cui tanto il clero si scaglia, da sempre, come origine di ogni nefandezza morale, è in realtà la chiave di un’esistenza umana consapevole, con decisioni ponderate prese volta per volta senza stupidi assoluti che decidono per te. La realtà è relativa, è folle affrontarla invocando concetti assoluti come la fede a prescindere in qualcosa. Io sono convintamente relativista e non per questo sono triste o sento mancare qualcosa, certo il dono della fede nel senso di Pascal è prezioso e invidiabile, ma io, ateo relativista, che non credo in NIENTE a prescindere, mi godo al massimo ogni istante consapevole della sua unicità, sono consapevole di avere parzialmente in mano il mio destino e per ogni mia decisione pondero a lungo, rifletto; la razionalità ci deve guidare, la ragione dev’essere la nostra unica luminosa dea. E la ragione non è assoluta, ma soggettiva e col dialogo pluralista la si condivide e la si pone nel rispetto di tutti. È falso dire che il non credere è una scelta di comodo fatta a priori per non prendersi la briga di interrogarsi su cose difficili (tipo babbo Natale, gli unicorni e l’esistenza di un’entità divina che ci governerebbe), non credere, non avere il comodo dono della fede, significa interrogarsi su tutto, sempre, non dare nulla per scontato e cercare sempre, ricercare perché si è pienamente consapevoli della propria umanità, futile e potentissima al tempo stesso. Viviamo in una realtà in cui tutti ti chiedono di credere in qualcosa, in una Verità, in una Parola, in un progetto, ad una pubblicità, ad una storia; viviamo in un mondo in cui tutti ci chiedono prove di fede, fiducia a prescindere, fiducia, fiducia, fiducia incondizionata… Per poi approfittarne e tradirla magari, commercialmente, privatamente, politicamente o sentimentalmente. La vera sfida oggi è rifiutarsi di credere a prescindere, negare la fiducia incondizionata e scegliere volta per volta con la ragione, relativamente. Se capita la volta in cui ci sentiamo di fare l’azzardo pascaliano e fidarci a prescindere di qualcuno o qualcosa, si può fare il salto nel buio, purché sia il frutto relativo a una scelta ponderata STRAORDINARIA e si sia consapevoli di.quello che si fa e dei rischi k comporta. Ed è proprio la straordinarietà della fiducia a darvi importanza, che sia in amore che sia in politica (per la religione non ha senso, sarebbe come avere fiducia nei draghi), se la fede fosse ordinaria e ci guidasse sempre saremmo solo dei creduloni illusi. Molto romantico forse vivere in questo mondo dellle fatine in attesa di un ideale principe azzurro, per me molto triste e molto da illusi, perché non si vive a pieno la realtà, non se ne conoscono a pieno insidie e gioie perché si attende una ideale felicità futura che come godot non arriverà mai e in più si perdono tutte le belle esperienze che tanti altri principi variopinti ci possono regalare.

  2. Apprezzo quanto hai scritto Lucrezia e da genitore mi permetto di darti un consiglio: continua a credere in Dio e disponi della tua vita secondo la tua intelligenza, secondo il tuo cuore e secondo i buoni insegnamenti che ti hanno dato sicuramente i genitori. Non porti nessun cruccio se c’è chi non la pensa come te, anzi abbi il massimo rispetto delle idee altrui, perchè la nostra libertà finisce dove inizia quella del nostro prossimo. Dio fa paura e per questo tanti “atei” ne parlano, perchè Dio è anche in loro, sicuramente nascosto nel profondo del cuore……e non chiede di uscire perchè Dio ha creato l’uomo libero. Mi permetto di dissentire con te su una cosa: non è difficile incontrare chi crede in Dio nella nostra società, basta frequentare ambienti diversi dai soliti, che non sono necessariamente chiese o patronati. Scoprirai che ci sono ragazzi e ragazze come te, assolutamente normali, che si divertono come te, che ridono e piangono come te, che amano come te, che si arrabbiano come te. La differenza con gli altri ragazzi è che chi crede in Dio ha il massimo rispetto e l’amore assoluto per il prossimo, che rispecchia in tutto gli insegnamenti di Cristo e il senso del limite, che purtroppo la nostra società ha quasi del tutto bandito. Rimani come sei e credi, credi, credi perchè non credere in NIENTE non è per nulla edificante, ma deprimente.
    Buona giornata a te e anche a chi pur non credendo, ha il mio massimo rispetto.

  3. La solita retorica paternalistica religiosa. Perché non ammettere che anche da chi non crede possono venire amore e anche noi possiamo essere edificanti quanto e più di voi credenti? Il massimo rispetto e amore per il prossimo di chi crede in Dio è quello che nei secoli ha scatenato guerre di religione con milioni di morti, torture agli eretici e negazione di diritti e scienza?? Speriamo di continuare a non credere allora. Il vero rispetto è ammettere che siamo tutti uguali, non trattare chi non crede come un povero immorale spaventato. Servirebbe un po’ di apertura.. Ma figuriamoci, voi custodite la Verità.. Io amo e apprezzo e conosco il messaggio di Gesù, ma lo ammiro come ammiro tanti altri filosofi, non lo divinizzo. Forse dovreste ricordare un po’ dell’umilta e dell’amore da lui predicati. Saluti rispettosi.

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