EDITORIALE – Italia sì, Italia no, Italia: la terra dei cachi

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Parcheggi abusivi, applausi abusivi, villette abusive, abusi sessuali abusivi…tanta voglia di ricominciare abusiva”. Così cantavano Elio e le Storie Tese al Festival di Sanremo del 1996. Ironia della sorte, loro che narravano i difetti e gli scandali del Belpaese si piazzarono al secondo posto, con molte polemiche scatenate da presunte irregolarità del voto, successivamente confermate; anche in questo caso la meritocrazia venne spazzata via (meritavano il primo posto…ma questa è un’altra storia).

Quasi diciassette anni dopo siamo ancora qui, impregnati di crisi, scandali e polemiche, quando mancano quaranta giorni alla scelta di un Paese intero (ah già, per chi non lo sapesse il 24 e il 25 Febbraio ci sono le elezioni, chiusa parentesi). Un Paese che non ne può più delle false promesse della classe politica, degli stipendi gonfiati e delle pensioni eterne dei parlamentari, degli scandali a luci rosse e non: chiunque vinca ha il dovere di porre fine a questo naufragio etico, prima ancora di occuparsi di riforme salva-economia. Come si può pretendere che i cittadini stringano ulteriormente la cinghia quando sui quotidiani di tutto il mondo circolano le cifre astronomiche percepite regolarmente dai politici e della classe dirigente italiana? Non a caso tutti i partiti (o quasi) si sono dotati di un programma elettorale che comprende nei propri punti cardine “l’abolizione dei privilegi dei parlamentari”. Tentativo di accaparrarsi i voti degli indecisi o rivoluzione di pensiero? Il futuro Presidente del Consiglio capirà in fretta di avere una patata bollente tra le mani. Se le cose non cambiano, il tappo potrebbe saltare, e niente fa più paura di una piazza incazzata (altri termini non rendevano abbastanza, pardon).

Tanta voglia di ricominciare abusiva”. Siamo noi i primi a dover cambiare. A dover stravolgere il nostro modo di agire e di vedere la politica, l’attualità, i fatti. Un pochino si percepisce, questo wind of change: probabilmente è sulla scia di questo soffice venticello che nacque l’idea Estensione. In ogni caso, anche nel nostro piccolo, nella nostra limitata realtà atestina, possiamo fare molto. Abbiamo l’occasione di confrontarci, chiarire, esprimere opinioni. Abbiamo la possibilità di prendere decisioni, di scegliere: i nostri nonni avrebbero pagato oro per avere quest’occasione settant’anni fa, perché sprecarla? Non buttiamo al vento anche quest’ultima opportunità.

Interessarsi, informarsi, capire perché, formare una propria coscienza critica, è importante ADESSO: prendiamo in mano le redini del nostro futuro.

Certo, un’astensione “ragionata” (non trovare un candidato/partito che ci soddisfi, dopo aver valutato idee e programmi) vale dieci volte tanto un’astensione alla “me ne frego, tanto sono tutti ladri quelli che stanno a Roma”. Nonostante il nostro appello, sappiamo che molti resteranno chiusi nel loro guscio, indifferenti di fronte all’opportunità di scegliere il futuro del proprio Paese, pronti a criticare quando le cose andranno male. Se andranno male, almeno noi potremmo dire d’averci provato. E loro risponderanno: “Te l’avevo detto che finiva così”.

Perché la terra dei cachi è la terra dei cachi, no?

Giacomo Visentin