Ci sono settimane in cui non succede niente e settimane in cui succede di tutto. Le ultime due che abbiamo vissuto rientrano indubbiamente nella seconda categoria. Oltre alle dimissioni del Papa, grande gesto di umanità e umiltà, la notizia che ha sconvolto il mondo intero è quella che ci arriva da Pretoria, in Sudafrica, nel giorno della festa degli innamorati, il 14 Febbraio. Oscar Pistorius uccide con quattro colpi di pistola la compagna e modella Reeva Steenkamp.
Il campione sud africano continua a giustificare l’accaduto dicendo di aver scambiato la ragazza per un ladro ma la polizia ha molti dubbi dal momento che molti indizi portano a pensare che questo non sia stato un omicidio colposo.
Oscar Pistorius è stato la bandiera dello sport, e in particolare dell’atletica, degli ultimi anni. È stato il simbolo del desiderio di rivincita, è stato l’unico amputato bilaterale dotato di protesi di carbonio a gareggiare con i cosiddetti ”normodotati”. ”Blade Runner”, questo è il soprannome del ventiseienne originario di Johannesburg.
Non voglio parlare dell’innocenza o della colpevolezza di Pistorius, lascerò il compito di speculare su questo ai vari salotti televisivi pomeridiani, io voglio parlare di ”normalità”, quella normalità che sembra tanto lontana da questo caso e da molti altri di cui ogni giorno veniamo a conoscenza.
La gente pensa sempre di avere la ragione in mano, si siede comoda e si mette a fare il giudice morale di ogni comportamento altrui. L’uomo però è una macchina costruita con grande attenzione a cui mancano due pezzi che il Creatore si è dimenticato sul tavolo degli attrezzi: la prevedibilità e la coerenza.
L’individuo che uccide non è dotato di etichetta di riconoscimento, come sosteneva Lombroso, l’individuo che uccide è un individuo ”normale” e che come tale è dotato di una storia e di emozioni ambivalenti. Ogni volta che sento qualcuno imputare questi fatti alla pazzia dell’individuo o a qualche entità demoniaca mi sembra di tornare indietro di secoli, quando ancora non c’era la concezione di ”psiche”, quando ancora ogni piccolo comportamento anomalo veniva riconosciuto come stregoneria.
Un’altra questione ben diversa che ha riaperto l’omicidio è quella della facile reperibilità di armi e di porto d’armi in alcuni paesi quali Sudafrica e Stati Uniti.
Si parla di omicidi evitabili, di stragi evitabili, come quella nel Connecticut di Dicembre.
Indubbiamente questo pensiero è passato per la testa pure a me, ma riflettiamo insieme: chi è il colpevole di un delitto? L’uomo o l’oggetto con cui è stato compiuto il gesto? Non pensate che sia più o meno come dare la responsabilità all’architetto che ha progettato una casa per la morte di un uomo che si è gettato dal sesto piano?
”Doveva farla più bassa, così l’uomo non sarebbe morto!”
C’è il vizio di cercare la responsabilità in qualcosa di estraneo, in qualcosa che non sia l’uomo. L’uomo è perfetto. ”Era tanto un bravo ragazzo”.
Anche questa settimana Estensione vi terrà aggiornati su tutti i campi: Giacomo Visentin vi parlerà delle vicende del Calcio Redentore e vi esporrà a pochi giorni dalle elezioni il programma del Partito Democratico.
Ilenia Sanna ha raccolto diverse opinioni sul tema molto delicato dell’affidamento di bambini a coppie omosessuali e risponderà alle domande della rubrica sentimentale ”Este a cuore aperto”.
Davide Grigatti, dopo la settimana sanremese ci parlerà di uno dei gruppi emergenti: Marta sui tubi.
Per la sezione letteraria Andrea Pettenuzzo ci parlerà del ”Dottor Faustus” di Christopher Marlowe mentre Chiara Milan ci presenterà la straordinaria fotografa Francesca Woodman.
Per la sezione cinema Giulio Zancanella recensirà per noi il film diretto da Kathryn Bigelow ”Zero Dark Thirty”, mentre Federico Prescianotto tratterà dell’arrivo in Italia di Spotify, un servizio tutto da scoprire.
Francesco Cannatello si occuperà del momento sfortunato del Calcio Este e Andrea Comandini del meteo.
Non perdetevi poi la seconda puntata del nostro inedito racconto noir “Io ti condanno”.
Buona lettura!
Alessandro Businaro