Ok, il titolo è decisamente coraggioso. Metto le mani avanti fin dall’incipit: non esiste una professione che vi garantisca un’occupazione certa. Così come non è vero che alcune scelte lavorative non portino da nessuna parte, perché il talento, l’impegno e il sacrificio a lungo andare vengono sempre premiati e i migliori emergono (questo almeno in Paesi con criteri di collocamento meritocratici, ma questa è un’altra storia). Altrettanto errato sarebbe non prendere coscienza del fatto che il mercato è il mercato, e alcune professioni vengono richieste più di altre. Ebbene sì, nonostante la crisi economica che da oltre un lustro accompagna la nostra quotidianità, ci sono settori in espansione e per cui trovare impiego sembra più facile di altri. Ecco la classifica.
5) Agricoltore
Posso immaginare la vostra espressione. “Cosa? L’agricoltore? Ma se ho iniziato a studiare per evitare di finire a lavorare nei campi?” Va bene, lo ammetto, un po’ ho fatto il furbo. Sotto alla voce “agricoltore” si nascondono in realtà un coacervo di professioni, in qualche modo tutte legate al settore primario. In ogni caso i dati del 2012 della Fondazione Italia Orienta mostrano una crescita sensibile del numero di aziende agricole guidate da under 30. Segno che molti giovani hanno deciso per un ritorno alle origini, alla terra, reinventandosi esperti di orto e di coltivazioni. Altre figure richiestissime sono i sommelier, gli apicoltori e i food bloggers, appassionati di cucina e gastronomia che si affidano ai blog per promuovere la cultura del cibo: un settore primario che quindi si adatta alla tecnologia e al web. P.S.: Mi spiace deludere i nostri lettori più social, ma fotografare e postare le foto della propria cena su Instagram non può essere classificato come attività di food blogging.
4) Chimico
Ammettetelo: è il vostro sogno da quando avete iniziato a seguire Breaking Bad. Ora si scopre che è una figura richiestissima dal mercato lavorativo, anche se probabilmente, almeno a voi, non chiederanno di cucinare metanfetamina. I neolaureati in chimica impiegano poche settimane a trovare un posto in un’azienda, spesso a tempo indeterminato. Alcuni addirittura lavorano già durante il periodo di studi. Anche il farmacista non ha problemi a iniziare a lavorare. E quella professoressa delle superiori che insisteva sui composti organici, forse aveva ragione.
3) Fisioterapista
La facilità con cui un fisioterapista trova collocazione nel mercato del lavoro italiano è probabilmente data dai rigidi processi di selezione che il sistema universitario ha introdotto per questo corso di laurea: sono pochi i posti che annualmente vengono messi a disposizione dalle varie Università italiane. In generale tutto il settore delle scienze motorie tira parecchio, con istruttori e tecnici della riabilitazione tra le professioni che meglio hanno reagito all’impatto della crisi. Gli infortuni muscolari sono sempre più frequenti, le palestre sono costantemente piene, i corsi di yoga esauriti e la Nazionale di calcio italiana sta cercando un nuovo ct. Il lavoro non manca.
2) Markettaro
Hanno la faccia più tosta di Kevin Spacey ne “I Soliti Sospetti”. Possono vendere un freezer nel Sahara in pieno agosto. Di chi stiamo parlando? Degli esperti di marketing, gergalmente conosciuti come “markettari”, termine italianizzato abbastanza bruttino che deriva dall’inglese “marketers”. In un’epoca così cinicamente governata dalle leggi del mercato, della pubblicità e della rete, a farla da padrone sono gli “addetti alle vendite”, traduzione letterale del lemma di cui si parlava sopra, che però risulta essere abbastanza riduttiva: un markettaro analizza i mercati, osserva la concorrenza, si rapporta con i clienti, promuove l’impresa per cui lavora e i suoi prodotti. Le imprese e le aziende di qualsiasi settore e dimensione vanno matte per il marketing, per la gioia di chi sceglie di intraprendere una carriera come questa. Ovviamente, bisogna saperci fare.
1) Informatico
Al primo posto della classifica troviamo lui: l’informatico. Più precisamente, il programmatore. No, non si tratta del tizio che decide i palinsesti della Rai, ma di colui che progetta e costruisce software, siti web e applicazioni. Se spesso vi chiedete “Come diavolo è possibile che un’azienda importante come la XXXXX abbia un sito così brutto, lento e complicato”, beh, sappiatelo, la colpa è del programmatore. Allo stesso modo, se sbavate sui giochini alla Candy Crush, se vi sorprendete della struttura perfetta dei social network e se avete perso ore della vostra vita a giocare a 2048, è merito del programmatore e del suo compare, il web designer. Gli indirizzi informatici delle scuole superiori di secondo grado non formano adeguatamente i novelli smanettoni, che così devono darsi da fare per conto loro, o sperare di conseguire la laurea in Informatica. Una volta acquisita una certa abilità, però, le vie del programmatore sono infinite.
Giacomo Visentin