Il silenzio è religione tra gente che vuole ascoltare. Il silenzio è l’infinito della musica, nel quale ogni nota vibra eterna, scappando al tempo. Alla mela di Newton è silenzio, tutti cercano silenzio, tutti parlano in silenzio.
Capita delle volte di trovarsi distesi su un salotto di un appartamento, guardarsi attorno, e sentire che da un momento all’altro tutto può cambiare; è tutto così normale, ma è tutto così irreale. Entrare in un luogo visto solo per televisione, rimanerne affascinati, e alla fine sentirsi così liberi di fare ciò che si vuole. Questa è la sensazione che si prova alla Mela di Newton; certo, se siete interessati alle solite cose da urlatori ai concerti di Jovanotti, non è il posto per voi, e probabilmente chi vi vuole? Si, “ficcarsi” in testa che la musica è arte, è difficile, ma questo è l’intento di questo locale: aprire il suo salotto, prestare un paio di cuffie, e ascoltare insieme ad altre persone musica. Effettivamente non c’è lo sballo, non c’è nessuno che urla: “stanotte sarà la tua notte, balla fino mattino…”. Non c’è neppure un pagliaccio che accompagna con luoghi comuni le comete commerciali, che un dj mette con Virtual Dj; no, solo musica. Il locale è un club Arci (associazione ricreativa e culturale italiana), e il suo primo obbiettivo è dare una possibilità alle persone di avere una famiglia che condivide look, musica e desideri, e nel fare ciò non scade mai nel banale o nel pacchiano, cosa in cui è molto facile scivolare di questi tempi, dove tutti vediamo tutto, ma nessuno vive nulla. Il locale è colorato, e già questo è incredibile: nel 2013, dove anche le feci che si fanno la mattina sono minimal, dei pazzi decidono di usare dei colori; verde, rosso, sedie in legno, poltrone in pelle, ma non vintage, semplicemente comode e un bancone con lavastoviglie stile cucina di un giovane trentenne, contribuiscono a creare quell’atmosfera calda e affettiva, che ha lasciato negli ultimi tempi spazio al bianco sfolgorante berlinese. Probabilmente alla Mela hanno capito che il monocromatismo sta a Berlino, dove la moda ha un senso, dove cravatta, orologio e cintura non mancano mai, come i soldi. Buoni vini a prezzi moderati sono serviti al bancone bisbigliando nelle orecchie del barista la propria scelta, che va da bianchi fermi a rossi corposi, da gustare seduti su una sedia o sulle scale, ascoltando ospiti internazionali. Naufragando con gl’occhi traspare un dettaglio curato ma non evidenziato nella scelta dell’arredo: casse, amplificatori, divani e librerie, sistemati con il fine di creare un’atmosfera casalinga e personale. Alle pareti sono appese stampe qua e là, illuminate da una luce fioca di un ocra scintillante, che riflette su quattro scalini di marmo che dividono il piano principale, dove gli artisti si esibiscono, dal semipiano rialzato.
Chiaramente tutto questo carica l’ambiente di romanticismo e senso di intimità non comune al giorno d’oggi; non si commette alcun errore nel pensare che questo sia il locale giusto per un primo appuntamento, magari proprio in uno dei mercoledì universitari o nei venerdì, giorni nei quali lo staff organizza eventi acustici, con cover dei The Smiths e affini, e con partecipazioni anche dell’amico di Estensione Ginepro (vedi Note di Ginepro). Se si decide di passare una serata alla Mela non si sbaglia mai, ma se si porta qualcuno a cui si tiene, i silenzi e le parole che come un vento accarezzano i lobi permetteranno a due persone di conoscersi veramente. Situata in Via Paglia 2 a Padova, questa casa apre le sue porte, e fa conoscere gente simile, che senza di essa non si sarebbe mai incontrata; abbandonare l’abitudine è l’obbiettivo, solo il disinteresse nel confronto della propria personalità può portare ad essere oggetti di presentatori che non presentano nulla, di poeti senza parole. Credere nell’arte, credere nella riflessione, credere nella comodità questo è il futuro, quindi… SILENZIO.
Articolo e foto a cura di Eugenio Bellon