Il 4 ottobre 2013 un lungo corteo di giovani studenti, accompagnati dai propri insegnanti, ha popolato le vie della cittadina di Este con un unico grande scopo: portare un messaggio di pace e solidarietà.
La marcia ha avuto inizio nella Piazza Maggiore del comune, dove si sono riunite classi di vari istituti superiori, tra cui: l’I.I.S. Atestino, Itis Euganeo, Liceo Artistico Statale, il Liceo Ferrari e l’Istituto Superiore Fermi.
Una volta arrivate tutte le scuole, la giornata è cominciata con le toccanti parole di alcune figure importanti, come il Sindaco di Este Giancarlo Piva, il presidente del consiglio comunale Rosa Rizzato, il docente di biologia Tamino, impegnato sul versante ambientalista, e il dottor Raid Zabadneh, medico siriano che collabora con la Caritas di Padova. Questi hanno voluto sottolineare l’importanza di mantenere vivo un valore come quello della pace, che oggigiorno sembra affievolirsi sempre più.
La manifestazione conta già la terza edizione, quest’anno coincisa con la strage avvenuta a Lampedusa che ha coinvolto centinaia di immigrati: quale miglior occasione per dimostrare la propria vicinanza e solidarietà alle persone che si trovano in grave difficoltà e non possono godere dei loro diritti fondamentali.
Il corteo dei manifestanti si è diretto in tutte le scuole primarie e secondarie, manifestando il suo scopo attraverso la donazione di bandiere colorate come simbolo di pace e di fraternità.
Durante la camminata è stato chiesto alle persone che partecipavano quale fosse per loro il vero significato di questa giornata. Molti, imbarazzati, hanno risposto con frasi semplici, per esempio: ” E’ la felicità” oppure “E’ quella cosa che ci permette di vivere in armonia”; altri, invece, hanno sostenuto discorsi più seri:” La pace è tutto ciò che di bello rimane al mondo”.
Oggi questo valore così importante è ciò che permette di superare qualsiasi barriera sociale ed ogni pregiudizio ideologico, in modo da evitare situazioni di conflitto fra più persone. Con essa non ci sarebbero più problemi, litigi, guerre e vittime innocenti. Ognuno sarebbe consapevole di quello che fa, di quello che dice, di quello che è, accettando, così, gli altri per come sono. Non ci sarebbero più pregi e difetti, ma solo lati positivi.
Ma questo ideale è realizzabile? Ovviamente, con tutti gli interessi, le guerre e i problemi che ci sono al mondo si direbbe di no. Però, se ognuno riuscisse, prima di tutto, a star bene con se stesso, ad esser solidale ed a pensare al plurale invece che al singolare, forse questa pace, tanto sperata, diverrebbe realtà.
Beatrice Furlan
Si ringrazia la prof.ssa Rosa Rizzato per le immagini